La pioggia può piangere?
Tutto è nato a un paio di chilometri da qui. La corsa inizia nonostante non l’avessero chiesta. “Atto egoista” alcuni la chiamano.
In principio bassa, la velocità non si fa attendere, aumentando progressivamente. Due gocce corrono parallele, si guardano con occhi di sfida, una abbassa la testa per andare in picchiata e più velocemente dell’altra, ma ecco che la rivale, lungo la sua corsa, sposa un’altra goccia diventando un tutt’uno, più grande e più forte di prima.
Anche l’altra, dapprima invidiosa, a un certo punto incontra la sua sposa e insieme scendono a forte velocità. Una delle due coppie però improvvisamente perde la sua metà, che lentamente si stacca e se ne va, senza apparente motivo, forse incontrerà qualcun’altra, chi può dirlo.
Più in là, ci sono delle gocce che giocano divertendosi con il vento mentre lo sentono spingere da ogni lato, chiudono gli occhi e si lasciano andare , ridono e gridano ad alta voce aumentando così il fragore generale.
E poi, come in ogni racconto pseudo-romantico, seppur da quattro soldi, non può mancare la goccia solitaria. Quella che cerca di sfruttare il vento a suo favore, ma non ci riesce; quella che passa tutto il tempo a guardarsi intorno per cercare la sua goccia gemella, ma durante la caduta si sente evitata da tutte, ne sfiora al massimo qualcuna, ma non si unisce mai con nessuna di loro.
Decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia, tutte le gocce scendono ad altissima velocità in caduta libera, verso la morte certa. Tutte conoscono la propria fine, ciononostante c’è chi l’ha accettata e le va incontro fregandosene e chi la teme, sicché durante la discesa frenetica, invece di godersi la gioia di quegli istanti, pensa solo al momento finale.
Tra le nostre amiche fin qui presentate, la coppia iniziale è la prima. I loro cuori d’acqua battono fortissimo, si guardano, chiudono gli occhi e si stringono ancora più le mani prima dell’impatto.
Quelle che giocavano ora rivolgono un sorriso di sfida al pavimento, facendo un urlo liberatorio di gioia.
La goccia solitaria invece si lascia andare e allarga le braccia, nel momento dell’impatto sente il sapore del sale, crede di esser finita nel mare… “Che bello” pensa… ma in realtà si è schiantata sul viso della ragazza che mi è davanti. In mezzo a tanta gente, lei si asciuga il viso bagnato di lacrime e pioggia, mette il cellulare in tasca e, accompagnata da una smorfia di tristezza, se ne va.