Schiette domande retoriche
Anche se retoriche, ognuno di noi, restando solo con se stesso, nella quarantena costante – cui è costretto – coi propri mostri, dovrebbe soffermarsi su queste domande e rispondere a voce alta.
– A quanti si sono sempre sentiti al di sopra della legge chiedo: e adesso? Adesso che siete “costretti” a osservarla, lo capite, adesso, che rispettare la legge non è da perdenti ma è segno di responsabilità e libertà?
– A quanti hanno esercitato il male chiedo: e adesso? Che vantaggio avete adesso per quello che avete fatto?
– A quanti hanno rubato chiedo: e adesso? Come ve la godete questa ricchezza? Non è servita la morte per separarvi dai vostri beni, è bastata la vita.
– A quanti hanno infranto sogni e promesse, mentendo per proprio malato tornaconto chiedo: e adesso? Quel tornaconto? Come pensate di poter guarire dai rimorsi per tornare a dare valore alle vostre esistenze?
– A quanti non hanno avuto tempo da passare con i genitori per via della rincorsa al successo chiedo: e adesso? Chi vi restituirà questo bene, l’unico ad essere immortale?
– A quanti hanno governato e fatto accordi col diavolo per rimpinguare i loro conti correnti chiedo: e adesso? Su chi eserciate il vostro potere? Sui lampioni? Sulle panchine vuote? Su qualche randagio spaesato dal mortale silenzio delle città?
È quando matura la consapevolezza che cambiano le stagioni
– A quanti hanno fatto di tutto per screditare il prossimo chiedo: e adesso? Adesso che avete bisogno di quel prossimo?
– A quanti hanno tradito chiedo: e adesso? Ricordate adesso il senso di quei giuramenti?
– A quanti hanno giudicato la moralità altrui chiedo: e adesso? Capite adesso quanto il vostro giudizio sia stato tempo sprecato a condannare la pagliuzza nell’occhio altrui? La vostra insopportabile trave, come la trasportate adesso?
– A chi non è mai stato empatico chiedo: e adesso? Capite che anche senza volerlo state salvando la vita di tutti?
– A chi è sempre stato asociale chiedo: e adesso? Lo capite adesso che tutti si stanno impegnando a salvarvi la vita?
– A chi è sempre stato misantropo chiedo: e adesso? Adesso che la solitudine non è più una scelta ma una condizione?
– A chi è sempre stato narcisista chiedo: e adesso? Adesso che siete solo foto senza né anima né corpo?
– A chi è sempre stato invidioso chiedo: e adesso? Adesso che siete sulla stessa barca di chi avete invidiato, pronta a affondare con voi sopra, adesso vi sentite appagati? Adesso giustizia è fatta?
– A chi ha ucciso chiedo: e adesso? Adesso che la vita ha finalmente ripreso il suo vero valore, adesso che ognuno pensa alla vita, come vivrete la vostra condizione di reietti?
– A chi ha calpestato il mondo per il successo chiedo: e adesso? Siete popolari desso dentro le vostre quarantene?
– A chi non è stato leale e si è venduto amici e familiari pur di ottenere un risultato chiedo: e adesso? Adesso che non potete riacquistare quello che avete dato via con tanta leggerezza?
Umanità – sebbene siamo sette miliardi – è un termine al singolare
– A chi è violento con la moglie, col marito, coi figli, coi genitori, coi nonni chiedo: e adesso? Adesso che avreste solo bisogno di loro?
– A quanti hanno inquinato l’ambiente e le vite delle persone chiedo: e adesso? Adesso che siete costretti nelle vostre lussuose ville e avete corridoi più lunghi, la sentite per le stanze la puzza della morte di cui sono fatti i vostri muri?
– A quanti non hanno offerto una possibilità dall’alto del loro ruolo sociale chiedo: e adesso? Chi vi riconosce quel ruolo sociale? Adesso che la vostra vita vale quanto quella di chi avete mortificato e scartato, chi vi riconosce come esseri di comando? Che valore avete adesso?
– A quanti hanno osannato e celebrato e si sono asserviti alla persone di potere per entrare nelle loro grazie chiedo: lo capite adesso che non erano e non sono immortali?
– A quanti hanno sempre disprezzato gli altri chiedo: lo capite quanto senza gli altri voi non siete nulla?
Solo trenta giorni fa – trenta! – l’Italia, il mondo, non erano ancora chiusi alla socialità; ma se penso all’indifferenza di trenta giorni fa e alla solidarietà di trenta giorni dopo, capisco la grandezza e la pochezza dell’Umanità, che di fatto può porre in essere cambiamenti con una certa rapida disinvoltura. Ma dov’è la volontà?
Umanità è quando ognuno si prende in carico la responsabilità di qualcun altro.
Umanità – sebbene siamo sette miliardi – è un termine al singolare.
E singolare significa “uno”, solo uno.
È quando matura la consapevolezza che cambiano le stagioni.
Benvenuta primavera.