Incontro con l’opera: Stiffelio
Facciamoci compagnia. Incontriamoci con l’opera lirica.
Incontriamo un repertorio meno consueto e pop.
Incontriamo Stiffelio di Giuseppe Verdi.
In forma didascalica si suole suddividere la produzione verdiana in quattro periodi dal suo esordio con Oberto Conte di San Bonifacio nel 1839 al capolavoro del cigno di Busseto ottantenne nel 1893 con Falstaff.
In mezzo la trilogia popolare e tutte le altre opere rappresentante in tutti i cartelloni dei teatri negli ultimi 200 anni.
Incontriamo l’opera del primo periodo: Stiffelio. Opera apparentemente dimenticata anche perché lo stesso compositore la rimaneggiò in favore di Aroldo.
Argomento scabroso per l’epoca: un adulterio.
La vita privata di Verdi: la sua convivenza more uxorio con Giuseppina Strepponi viene sublimata in musica.
“Stiffelio, pastore protestante, torna al castello del suocero Stankar dopo essersi dedicato alla predicazione. È accolto con calore dalla sua famiglia e dai suoi amici. Solo la moglie Lina mostra una repressa agitazione. Il pastore è subito chiamato a offrire il suo illuminante parere sopra una delicata questione: un uomo è stato visto fuggire di notte da un balcone del castello, ma nella fuga ha perso alcuni fogli. Stiffelio capisce di trovarsi di fronte a un adulterio – senza minimamente sospettare chi sia la donna – e sceglie magnanimamente di dare alle fiamme quei fogli. Sopraggiunge il padre di lei, Stankar, che le impone il segreto, vietandole di rivelare al marito una verità così spaventosa.
Durante un ricevimento il foglio cade, Stankar si precipita a raccoglierlo, affinché il genero non ne legga il contenuto. Quindi, appreso il nome del seduttore, lo sfida a duello.
Ma il rumore delle spade richiama Stiffelio, che ordina ai contendenti di riconciliarsi nel nome di Dio. Stankar, furibondo, non può più trattenersi e rivela al genero la verità. Stiffelio è sconvolto e vorrebbe uccidere il rivale Raffaele di sua mano, quando ode un lontano coro di penitenti che intona un salmo.
In una sala del castello, Stankar riflette sul disonore che ha coperto la sua famiglia, meditando il suicidio. Stiffelio sottopone alla moglie un foglio da firmare che autorizzi il loro divorzio. Lina lo prega in lacrime di recedere dall’idea, ma alla fine cede e appone la sua firma. Rimasto solo, Stiffelio, si domanda come comportarsi col rivale, quando vede sopraggiungere Stankar con la spada insanguinata per aver ucciso Raffaele.
Stiffelio, assorto nei suoi pensieri, si appresta a celebrare il culto leggendo pubblicamente la pericope dell’adultera che, rivolta alla moglie Lina, equivale al perdono.”
Incontrando Stiffelio ci si imbatte in un’opera con chiaroscuri dal punto di vista della creatività musicale del Maestro. Pretensiosa la collocazione religiosa e l’abuso di arie solenni e armonie gravi delle parti corali, il melodramma è impreziosito da arie e duetti con melodie dolcissime.
Incontrando l’opera attraverso la discografia troviamo nel nostro cammino un live napoletano del 1972 che vanta la gemma della voce tenorile verdiana per eccellenza Mario del Monaco mentre il soprano Angeles Gulin interpreta una Lina con voce calda e fluente.
Il mio incontro con Stiffelio nella mia amata Vienna con Renato Bruson: uno Stankar che riproduce i canoni vocali e interpretativi della corda cara a Verdi nel ruolo di padre integerrimo e amabile nei confronti della figlia.
Incontrare il repertorio verdiano è sempre un’occasione preziosa per conoscere e ri-conoscere la cultura del Nostro paese.
Arrivederci al prossimo incontro.