La casa al mare
Corsero come una furia giù per le scale, per poi ritrovarsi a perdifiato nel vialetto che circondava quella bellissima casa al mare, lasciata in eredità dal padre e che aveva bisogno di essere restaurata.
«Dai, amunì!» le urlò il fratello mentre correndo si ritrovarono già in paese, sbucando dalla strada di fronte al bar della piazza principale.
Corsero per almeno 30 minuti; nel silenzio del paesino si sentivano solo le loro scarpe e il respiro affannato «Veloce! Veloce!» continuava ripetere nella sua testa, quasi pensando ad alta voce. Quella testa che sembrava stesse per scoppiarle.
Dovevano arrivare là il prima possibile.
«Ti ho detto sbrigati!» la incalzò il fratello.
«Non rompere! Non lo vedi che sto correndo come una pazza?» disse lei cercando di non urlare per non svegliare tutti.
Arrivarono in pochi minuti al molo. Le barche dei pescatori stavano rientrando dalla nottata in mare, si misero in disparte, nascosti dietro il muro della piccola e bianca cappella costruita dai pescatori per la loro protettrice, la Madonna del Rosario.
Aspettarono un paio d’ore, tra attracco, scarico del pesce appena pescato e i due soliti portantini che restarono lì per godersi l’ultima sigaretta prima di andare verso al mercato.
«Via libera!» lui fece uno scatto in avanti per precedere la sorella, e si nascose dietro un’imbarcazione vicina, l’obiettivo era qualche metro più avanti. Giusto il tempo di controllare meglio che non ci fosse più nessuno e si ritrovarono dentro la barchetta che di solito “prendevano in prestito” quasi ogni mattina.
Motore acceso, tenuto al minimo per fare meno rumore possibile. Riuscirono a raggiungere il lato opposto dell’isola in una decina di minuti, complice la corrente del mare a loro favore.
Scesero velocemente, nascosero la barca sotto un telo e si incamminarono lungo gli scogli tenendo la testa bassa. Qualche metro più avanti e avrebbero potuto scorgere la casa.
«Se nonna sapesse che fine ha fatto la sua tovaglia preferita…» disse lei sorridendo, riferendosi al telo sulla barca.
Il fratello abbozzò una risata «Ci converrebbe scappare!»
Lui era impaziente, ma lei non riusciva a stargli appresso, era esausta ma non avrebbe mai rinunciato alla avventura che si ripeteva ogni mattina.
Da quando erano arrivati sull’isola di Lampedusa, insieme alla madre, avevano incontrato solo un paio di volte quella donna per le strade del paese.
Il fratello ne era stato completamente rapito. Fu quando le confessò di impazzire e che desiderava di vederla ancora una volta che lei decise di aiutarlo e di chiedere informazioni sulla donna, chiese in giro e ascoltò i pettegolezzi delle signore posizionate con le sedie davanti le persiane pronte a squadrare chiunque dalla testa ai piedi, con la stessa autorità degli appuntati scelti in servizio alla dogana.
Non ci volle molto per scoprire che “la straniera”, così veniva chiamata, vivesse in una villa distante da tutti e raggiungibile solo via mare.
Da li l’idea di precipitarsi al molo quasi ogni mattina e sfruttare il momento in cui i pescatori lasciavano per un po’ le barche incustodite, prenderne una e andare in adorazione di quella Venere dai capelli rossi.
Anche stavolta arrivarono sotto la veranda e come ogni mattina “la straniera” era lì che contemplava l’alba, la videro, rimasero entrambi a guardarla.
Suo fratello si innamorò ancora una volta.
Anche lei.