Furto 7 – Una candela
Oggi ho deciso di accendere una candela.
Non so perché l’ho fatto, è colpa di un per chi. Ho acceso una candela e ho iniziato a guardarla. La fiamma si ribella, prova a farsi spazio nell’aria e ad andare su, ancora più su, e ci riesce. La fiamma raggiunge il massimo, il suo massimo e si ferma, immobile, ad aspettare il mio sguardo.
Oggi ho deciso di accendere una candela e guardare oltre la finestra.
I pensieri fanno a gara e dovrei metterli in ordine di colore, di grandezza, di intensità. Buttare via i pensieri infeltriti, quelli che hanno una macchia che non vuole andare via, i pensieri che ormai mi vanno larghi e quelli che ho conservato sperando un giorno di farmeli andare bene.
Oggi ho deciso di accendere una candela, guardare oltre la finestra e andare nelle pieghe dell’anima.
Ho scoperto che manca il respiro anche quando non sei sott’acqua, e che devo ricordarmi di godere del banale, che il banale è sottovalutato, che il banale è il muscolo del respiro. Contraggo la mente e risuonano in me pezzi di memoria, pezzi di storie, di pelle. E odorano – e che odore che fanno! – Odore di pane e di farina e di rosmarino e di casa e di vita.
Oggi ho deciso di accendere una candela, guardare oltre la finestra, andare nelle pieghe dell’anima e respirare.
La pancia gonfia, crea spazio, concede all’altro una seconda possibilità. Le cose possono andare bene, possono andare male, le cose vanno semplicemente come devono andare. Puoi cercare di aggrapparti con le unghie e con i denti a storie, volti che non vuoi che finiscano, ma le cose vanno come devono andare e non è colpa tua, non lo è. Riconosci lì, nelle viscere, sentimenti inesplorati, emozioni dimenticate, un altro te. Sii grato e felice. La tristezza rimarrà ma la accumulerai in cicatrici, una in più non può renderti più brutto.
Oggi ho deciso di accendere una candela, guardare oltre la finestra, andare nelle pieghe dell’anima, respirare e lasciare spazio all’altro.
Sentiamo forte il bisogno di lui, dell’altro, ma è un bisogno apparente. Dell’altro abbiamo il desiderio di condividere il suo essere cambiamento. Il bisogno reale che abbiamo è quello dell’altro me stesso. L’altro quindi è un dono che può arricchire la mia vita. Spesso si pensa di poter perdere l’altro, ma è una perdita apparente. Una volta ricevuto il dono questo può continuare a ravvivarsi nella mia storia. E per fortuna i doni nella vita avvengono.
Oggi ho deciso di accendere una candela, guardare oltre la finestra, andare nelle pieghe dell’anima, respirare, lasciare spazio all’altro e farne dono.
La fiamma è ancora immobile, fiera e prepotente, come il perché che adesso si palesa, di un’impronta sul braccio, di una morte che venendo al mondo rinasce. La fiamma è ancora immobile e, guardando oltre la finestra, lascio che si spenga da sola.