Un Posto In Prima Fila
29Cos’è successo? Un posto in prima fila per assistere alla fine del mondo? Il crollo drammatico di ogni certezza e previsione? Oppure solo un evento estremo, particolare, qualcosa che ci spinge a fare i conti con un andamento della società completamente differente?
Forse non è successo niente di tutto questo, magari non è nemmeno vero che siamo noi ad essere i protagonisti di questa storia. Forse ne siamo solo testimoni, forse abbiamo sbagliato film nel quale farci scritturare, o magari siamo tutti attori inconsapevoli di una vicenda incompiuta.
Potremmo essere viziati, per volere a tutti i costi la nostra normalità, la nostra vita, il nostro lavoro e le nostre famiglie. Oppure siamo stati incauti, per non aver capito la vera natura del problema, per aver sottovalutato e sopravvalutato, per non aver fatto niente e allo stesso tempo tutto.
E quindi ci dicono di resistere, di non disperare, che arriverà il sole alla fine di questa bufera. La verità forse è che nel mondo eventi come questo ci sono sempre stati e ciascuno di noi crede di vivere nella peggiore delle epoche possibili.
Chi ha vissuto durante le pestilenze medievali, chi è stato deportato contro la sua volontà verso continenti sconosciuti, chi ha dovuto fronteggiare la guerra, e le sue devastazioni. Chi si è sentito solo, incompreso, chi ha visto le proprie certezze crollare, e i propri valori calpestati e spazzati via. Chi ha assistito alla nascita di imperi e alla loro successiva rovina. Chi si è innamorato sotto un bombardamento, e chi, in quello stesso bombardamento, ha perso le persone più care.
Non siamo qui a fare polemica. Non siamo qui a fornire riposte e, vi dirò di più, nemmeno a sputare opinioni e sentenze più o meno informate. Le leggi restrittive che ci hanno imposto sono giuste o sbagliate?
Poco importa ormai. Non siamo nemmeno qui a parlare dei morti, dei contagiati, di una situazione che è sfuggita di mano, che è stata mal gestita oppure gestita bene, a seconda dei punti di vista. Non siamo qui a ricordare i medici, gli infermieri, i lavoratori che stanno affrontando l’emergenza direttamente sul campo. Sono pieni i giornali, le riviste, i social network di tutte queste informazioni e notizie, e pare forse inopportuno stare ancora qui a commentare e a dire la propria.
Non siamo qui a fare niente di tutto questo, non per mancanza di riconoscenza nei confronti di queste persone, o di chi, in queste ore ci sta lasciando. Non è un atto di egoistico menefreghismo. Non siamo qui a fare tutto questo solo per rispetto di tutto ciò che si sta facendo, di tutti gli sforzi, errori, imprecisioni ma allo stesso tempo volontà di risolvere, seppure con molte limitazioni, il problema.
Dicono che il buon marinaio sa uscire dalla tempesta, ma l’ottimo marinaio non ci si va nemmeno a cacciare. Quello che dicono è vero, ma i marinai, come tutti, sono solo persone che cercano di dare del loro meglio. A volte vincono, altre volte perdono, come tutti coloro che hanno avuto l’occasione di poggiare i piedi su questa terra.
E allora forse la cosa migliore che possiamo fare è restare in silenzio e ricordare, e riflettere, e cercare una strada, trovarla anche quando lo stesso cemento che la sosteneva si sgretola sotto di noi. Solo il silenzio e il rispetto: per quelli che stanno lottando, per chi sta piangendo e per sta amando ancora di più.
Il silenzio e il rispetto per chi se n’è andato e per chi ancora è qui. Perché noi siamo ancora qui, ad aspettare a braccia conserte un mondo nuovo che vagisce per la prima volta, in mezzo a tutte le chiacchiere e ai trambusti di una notte ancora lunga.