ANDREA (NON) ESISTE
Andrea dapprima cerchiò l’annuncio di un’offerta di lavoro sul giornale, poi lo strappò dal resto del quotidiano e mise quel lembo di pelle della speranza nel portafoglio.
Per il giorno del colloquio scelse un completo spezzato, né troppo elegante né troppo casual: una camicia bianca con gilet grigio su dei jeans chiari e una giacca a costine beige. I capelli li lasciò spettinati come sempre.
Entrato nella stanza lui e l’uomo in giacca e cravatta si presentarono.
“Piacere, Andrea”
“Piacere, Tommaso. Ma qui tutti mi chiamano Tommahawk”.
Una volta seduti Tommaso-Tommahawk guardò Andrea con attenzione, spostando continuamente il suo sguardo dal curriculum ad Andrea e viceversa, come un pendolo. Poi esordì dicendo: “Abbiamo ricevuto per posta ordinaria il suo civvù, lei, signor Andrea Qualunque, vedo che è qui per l’annuncio di un Homeware Store manager assistant”.
“Esatto”, rispose il giovane, “assistente del gestore del negozio di elettrodomestici” aggiunse.
“C’è un problema però.”
“Quale?”
“Ho fatto delle ricerche su internet per saperne un po’ di più su di lei.”
“E cosa ha scoperto?”
“Niente. Non ho scoperto niente.”
“Ah, bene. In effetti navigo poco su internet, se non per vedere il meteo e conoscere i tempi di attesa dell’autobus”
“No invece, male! Questo è un problema sig. Qualunque.”
“Perché mai?”
“Perché mai…”, ripeté Tommahawk incredulo, poi aggiunse “Semplicemente perché lei è come se non esistesse.”
Andrea non riuscì a contenere una breve risata, più spontanea di qualunque altra dopo aver ascoltato la migliore delle barzellette.
“Beh, esisto eccome. Sono qui, se vuole le faccio vedere la mia carta d’identità.”
“Non scherzi sig. Qualunque. E’ una cosa seria. A noi non interessa il suo documento, quel pezzo di carta fornisce una manciata di informazioni ma non ci dice chi sia lei veramente. Noi abbiamo la necessità di leggere i suoi post nei social network, i suoi commenti, sapere come la pensa e soprattutto il grado di apprezzamento degli altri.”
Andrea ascoltava, la curiosità era ancora prima nella corsa delle sensazioni, ma l’amarezza e la rabbia erano a breve distanza e guadagnavano terreno.
“Noi giudichiamo le persone dai like e dai consensi sulla rete. Chi mi dice che lei non sia un hater per esempio”
“Un chi? Uno che odia?”
“O un vegano, un mangia carne signor Qualunque? Per chi vota? E’ di destra o di sinistra? O magari è una sardina. E’ uno che scassa le palle con le immagini dei santi che danno il buongiorno? E’ uno che crede a qualsiasi notizia letta su internet e la diffonde che sia fake o meno? E’ razzista? E’ omofobo? Le piacciono i gatti? E’ pro o contro gli immigrati? Se entra in un bar e al di là del bancone trova un cinese che cosa fa, ordina lo stesso o scappa a gambe levate?”
“Se vuole sapere cosa penso di tutte queste cose parliamone a quattrocchi e confrontiamoci”
Tommaso-Tommahawk non lo stette nemmeno a sentire, prese il cellulare in mano e rispose a un messaggio della chat dei dipendenti del negozio per poi riprendere il suo discorso.
“Non ci sono sue recensioni su Amazon e nemmeno su Ebay, figuriamoci. In questo modo io non posso sapere che cosa acquista. Immagino non usi nemmeno il navigatore, pertanto i suoi spostamenti non sono tracciabili. Oh mio Dio… Chi mi dice che lei non è uno di quelli che scrive Amen nelle catene, ho i brividi solo a pensarci!”
“Scrivo cosa? Amen? Mi scusi… ma non la seguo.“
“E’ naturale che non mi segue, lei è fuori dal mondo. Non capisce che io ho bisogno di avere queste informazioni sig. Qualunque, come human resource manager non posso rischiare, per questo le dico che non possiamo assumerla perché lei N-O-N E-S-I-S-T-E.”
“Non esisto?”
“No, lei per noi e per la maggior parte delle persone, non esiste. Guardi facciamo così. Lei mi sembra una persona sveglia, torni a casa, si iscriva a Facebook, a Instagram a Twitter a qualunque social network e si faccia dei nuovi amici virtuali. Quando avrà raggiunto in totale non meno di 5000 followers torni e ne riparliamo. Le consiglio di fare qualche acquisto online e di recensire locali commerciali, si faccia delle foto e le pubblichi così sapremo anche cosa fa nel tempo libero. Lo deve fare SEMPRE OGNI GIORNO, altrimenti nel giro di poco tempo la dimenticheranno tutti”.
Curiosità, Amarezza e Rabbia si arrestarono. Contro ogni previsione la gara fu vinta da Incredulità.
Andrea, senza parole, salutò. Tommaso-Tommahawk nemmeno rispose (se non esisti non puoi essere salutato). Lasciò la porta aperta per il ragazzo successivo.
Fuori, i suoi tre amici, che lo stavano aspettando, capirono immediatamente che il colloquio non era andato bene. Andrea infatti era rimasto a qualche metro di distanza da loro, pensieroso sul marciapiede mentre si stropicciava le tempie. Non poteva credere a tutta quella storia del non esistere. I tre lo abbracciarono, stropicciandogli i capelli e dandogli degli amichevoli schiaffetti sulle guance, come per farlo rinsavire.
L’attenzione di Andrea fu richiamata dalla figura che usciva in quel momento dal portone, era il ragazzo entrato dopo di lui per il colloquio. Un colloquio rapissimo neppure cinque minuti ma aveva l’espressione soddisfatta di chi ha ottenuto il posto. Il giovane si fermò davanti all’entrata, prese il cellulare e mentre lo portava altezza viso dei fili invisibili gli tirarono le labbra all’insù formando un sorriso.
“Un altro con la bocca a marionetta”, pensò Andrea.
Quello fece un selfie con il segno di vittoria con le dita. Riabbassò lo smartphone e i fili si allentarono, lo stesso fecero le labbra che tornarono verso il basso.
Sui vari social network già pubblicata l’immagine con la didascalia “Missione compiuta, assunto! Stasera si festeggia, aspettatevi una valanga di foto e una video diretta!”
Arrivati in un parco i tre amici si sedettero su una panchina Andrea era ancora pensieroso.
“Ragazzi… ma io… esisto?” domandò, non senza una leggera vergogna, ai suoi due amici.
“Ragazzi… ma io… esisto?” domandò, non senza una leggera vergogna, ai suoi due amici.
“Che domanda, certo che esisti! Ti possiamo vedere, ti possiamo toccare, sentiamo la tua voce e possiamo guardarti negli occhi. Mi pare che esisti abbastanza” rispose uno dei due.
“E possiamo dire che sei appena arrossito” aggiunse l’altro.
“E che ora stai sorridendo imbarazzato” intervenne ancora il primo.
“E che siete stronzi!” terminò il giro di battute Andrea, spintonando gli amici per farli cadere, ma loro fecero lo stesso riuscendo a far scivolare giù dalla panchina Andrea con loro due sopra, sporcandosi di terra, erba e gelato in un intreccio di risate e abbracci.
E così tra risa ed esclamazioni divertite, Andrea non ebbe più dubbi: ebbene si… esisteva, cazzo se esisteva!