La Misericordia è Femmina
Quando si decide di andare a “vedere” un racconto di Emma Dante lo si fa con la consapevolezza che qualcosa, durante e dopo, inevitabilmente in te cambia.
Misericordia ti sputa addosso la vita e tutti i suoi paradossi, senza filtri, senza educazione, divenendo esclamazione, necessità, imprecazione, salvezza che allo stesso tempo ti lascia perduto, ti fa sparire per diventare qualcos’altro, scardinando l’io.
In scena Anna, Nuzza e Bettina, tre donne, tre prostitute, “munnizza” per una società che ha deciso per loro l’impossibilità di un riscatto e che le ha rese laide, squallide, volgari ma non per questo incapaci di amare. Vivono in un tugurio, e colorano un quadro di degrado ai limiti della decenza, così profondamente vero che ne riesci a percepire anche i confini, gli odori, le sensazioni e ti ritrovi a cercare di respirare.
Tre donne, donne sì, perché femmina penso se penso all’umano.
Donne che tentano di costruire una bolla protettiva, una dimensione altra per Arturo, un essere venuto al mondo per sbaglio, inaspettato e atteso, che diviene fantasma di una morte che illumina. Donne che diventano madri nel tentativo di riportarlo in utero e si ritrovano sole e le sole ad amare, a litigare per amare, a vendersi per amare in un mondo così imprevedibile e bastardo che non si preoccupa della cura, delle parole, della persona, ma si limita ad ignorare. Scarti che amano altri scarti.
Misericordia è pregno di una profonda drammaturgia del movimento e del suono, parte dal quotidiano e al quotidiano si ferma, dal ritmo di un lavorare a maglia che trasuda nervosismo, l’essere lì ma non volerci stare.
Misericordia ti sputa addosso la vita e tutti i suoi paradossi.
Emma Dante cede, per la prima volta nei suoi racconti, alla possibilità e non alla morte, disegnando un abbandono che diventa speranza. Niente fronzoli, moralismi, costruzioni artefatte, morbosità, ma vita, semplice e schifosa vita.
Abbiamo visto Misericordia
scritto e diretto da Emma Dante
con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli
al Teatro Kismet di BariSi ringrazia l’Ufficio Stampa