Viviamo in un mondo malato
Ebbene sì, è arrivato il momento “ramanzina” da cakacatzi idealista e progressista. Ma che poi tutte queste etichette cosa vogliono dire? Io odio le etichette, le definizioni strette, quelle che ti mette addosso la gente senza chiederti il permesso, che poi ti senti come se avessi messo un reggiseno troppo stretto e ti tira da tutte le parti, con le zinne che fuoriescono. Ecco. No. Un po’ di decoro per cortesia, grazie.
A me piacciono le cose comode, semplici nella loro complessità, e poco importa, anzi proprio niente direi, se agli occhi dei più sembra sbagliato. Se la mia voce risulta fuori dal -loro- coro, ma chissenefrega. Stonata no eh, quello no. So cantà, lo gggiuro. Ma non andiamo fuori tema. Cerchiamo di parlare di qualcosa che un po’ vi faccia girare le scatole e un po’ non vi interessi, che non si sa mai… Allora, fatemi mandare un messaggino e vediamo chi viene a trovarmi oggi.
Volevo dire suonano alla porta, ma ormai non si fa manco più quello. Messaggino “sono qui fuori”, e apro la porta.
«Ciao caro tutto ok?»
«Sì, giornata piena oggi, ma tutto ok, magari ‘na birretta…»
«Fortunello, io che non bevo birra ho giusto giusto due bottigline avanzate da una cena l’altra sera, quindi ti posso offrire quelle.»
«Andata. Mi fai compagnia?»
«No, io faccio la cakacatzi e mi bevo un tè caldo. California: sole, spiagge, caldo, e fuori ci sono 13 gradi. Ho freddo. Ma raccontami, hai novità?»
«Ho conosciuto un po’ di gente ultimamente che dovresti conoscere anche tu. Tutte persone molto interessanti, di quelle che incontri e ci resti a parlare per un po’ e quando vi congedate è un piacere darsi la mano dicendo “ci rivediamo presto!”, a parte forse uno che sono sicuro sbraneresti a morsi stretti e ben piazzati.»
«Spiega…»
«Vota Trump.»
«Scusa non avevi detto gente interessante che dovrei conoscere? Ma ti droghi? Anche no!»
«Guarda Laura, ti giuro che è una persona forte, di quelle che parlano e ti lasciano a bocca aperta per quante cose sanno e come te le raccontano, così quando mi ha detto che appunto quest’anno avrebbe votato per Trump, anch’io basito ho strabuzzato gli occhi, ma gli ho chiesto di spiegarmi perché e mi ha riportato fatti e motivazioni che, alla fine della fiera, non sono proprio stupide…»
«Ho bisogno di correggere questo tè, facciamo un Long Island Iced Tea che è meglio!»
«Cretina. Veramente, mi ha fatto leggere degli articoli in cui si legge che, per quanto come persona possa essere anche spregevole, a livello di politiche per il Paese ha portato dei miglioramenti, soprattutto per quelli che si interessano del lato economico della cosa: l’aumento del tasso di occupazione, leggi sui diritti degli omosessuali, protezione dei cittadini interni dalla criminalità portata dagli immigrati illegali, regolamentazioni su farmaci entrati illegalmente che hanno portato alla morte di centinaia di persone, insomma, non sto qua ad elencarti tutto, ma insomma, diciamo che ha sostenuto la sua tesi egregiamente. Certo, ci sta che comunque, per come la pensiamo noi, sta nota stonata pizzica un po’ al culo…»
«No, allora, con calma. Io che sono molto “fuck the system” e “anarchy in the UK” posso capire e accettare che al mondo, che tanto se sa che è malato, ci siano persone che la pensino diversamente, per ogni cosa; ma quando si parla di scegliere chi debba rappresentarmi a livello nazionale, come faccio a parteggiare per qualcuno che moralmente non ha i miei stessi ideali, ma che, dandogli anche il beneficio del dubbio, potrebbe portare dei vantaggi a livello economico alla nazione? Ma a questo il tuo amico non ci pensa? Non so, ci sono cose per cui non riesco a mettermi nei panni degli altri, e forse sarò limitata, ma sta cosa mi crea una reazione allergica proprio qui… sulle mani, che mi verrebbe tanto da fare “sbam” stile Batman e Robin, ma lo so, non si può. Abbasso la violenza.»
«Ecco appunto. A proposito di violenza, ti racconto un’altra cosa.»
«Meglio, perché non potrei farmi veramente il Long Island Iced Tea e sto tè nun me basta se devi lanciarmi un’altra bomba come quest’ultima…»
«No questo è un tema delicato.»
«Sentiamo.»
«Parlavo con un amico l’altro giorno, e mi ha raccontato un fatto che mi ha fatto rabbrividire.»
«Sai che novità.»
«No davvero. Tu hai sostenuto il movimento “me too” no? Come molte altre, anche tu sei stata vittima di violenze…»
«Considerato che il 98% delle donne che conosco lo sono, e che comunque non mi piace l’etichetta “vittima”, sì, perché?»
«Se ti dicessi che il mondo è talmente malato, che nonostante il “me too” ci sono uomini che vengono violentati e non possono parlarne perché vengono derisi, come reagiresti?»
«Come devo reagire, tesoro? Sai benissimo come la penso. Il mondo, lo ripeto, è malato, e non mi meraviglia sentire qualcosa di simile, ma spiegami meglio…»
«Be’, qualche tempo fa è stato stuprato dalla moglie e quando ha cercato di riportarlo alla polizia gli hanno riso in faccia. Altre volte lei è stata molto violenta anche fisicamente, non solo verbalmente, e per quanto lui abbia provato a denunciarla, la polizia se ne è sempre fregata perché lei è una donna, lui un uomo tutto nervo e di bell’aspetto quindi hanno lasciato correre. Non hanno considerato nemmeno quei fattori che già fanno fatica a considerare quando è una donna a denunciare una violenza. Ha divorziato e sta cosa però gli ha fatto dire “non è giusto che gli uomini non possano denunciare le violenze perché non vengono neanche considerate tali”.»
«Non mi meraviglia questa cosa, ma mi fa schifo. Sinceramente non saprei nemmeno cosa rispondere se lo sentissi di persona, perché la stessa cosa è successa a noi che dall’altro lato del genere sessuale abbiamo provato a dire che ci era successo questo e quest’altro e le persone non ci hanno mai creduto, quindi, in realtà di cosa stiamo parlando? Di cosa è giusto e ingiusto in questo mondo? Tutto. E bada bene che quando dico mondo non mi riferisco alla Terra, ma alla parte umana che vi alberga, al mondo come sistema di cose, di società, di esseri umani che lo stanno portando alla rovina. Dove le persone non hanno più il senso della ragione, la morale è una battuta che fa ridere, l’etica un insetto da schiacciare, l’uomo è la vittima e il carnefice e non si capisce più un cazzo di quello che ci accade intorno. E scusa tanto se mi permetto di dire questo, a te che sei “maschio”, ma il fatto che il potere patriarcale sia alla base di tutto non è sicuramente un beneficio…»
Mi interrompe.
«Sei andata a vedere Cages?»
«Non ancora, ci vado domani e non vedo l’ora. L’unica cosa che mi rimane per non pensare a quanta merda ci gira intorno, è andare a teatro a vedere un’opera diversa, e se potessi venire anche tu vedresti quanto è necessario di questi tempi, scappare un attimo dalla realtà che ci circonda e vivere di musica che ti penetra le cellule, immagini che ti alimentano l’anima, ed esperienze virtuali che ti fanno dimenticare per un attimo che questo mondo è veramente, veramente malato.»
«Quanto costa?»
«125$ ma è un investimento che vale la pena, credimi. Ne sono sicura, anche se non l’ho ancora visto… me lo sento.»
«Me lo racconterai, dai.»
Capito qual è il problema? Ecco. Esatto. Fatemi andare a pensare a Cages, e in caso lo racconto la prossima volta.