Negrita, gioia infinita
Pioggia io sarò, di note ed emozioni: stasera a teatro c’è un gruppo che festeggia.
I Negrita stanno sul palco, ma si vede chiaramente che vorrebbero stare molto, molto più vicini a noi. È un teatro, siamo al Cine Impero, ma c’è un’atmosfera da pub.
E mentre molti altri proprio stasera sono a guardar Sanremo, noi stiamo a celebrare la musica, in una Marsala che giusto questa sera è piovosa e freddissima.
Sono passati 25 anni dal loro inizio, molte esperienze importanti, ma a guardarli scherzare e brindare tra loro, sembra che non abbiano mai perso l’entusiasmo di una band di ragazzini che passa il sabato pomeriggio a creare nuovi mondi nel garage di casa.
Il pubblico è affezionato, “datato” in parte, ma non solo. Fatto sta, che la partecipazione è grandiosa e…
Mama maé mama maé
Scusate, non si resiste!
Pezzi di un tempo, spogliati di tutto e rivestiti di acustico, corde che parlano da molte chitarre, strumenti nuovi e amici musicisti seduti a terra, occhi negli occhi.
Stasera si rivisita una buona mezza vita, e chi sa rileggersi con prospettive nuove, beh, non invecchia mai!
Rock pulito, profondo, sofferto, dannata vita…
Paolo “Pau” Bruni si scusa se sembra troppo elegante messo lì sul palco di un teatro, e avverte, ora si fa un po’ di casino, e invita tutti a scendere dalla galleria. Niente, si lascia voler bene davvero.
E ci delizia, questa energica e navigata band, ora siamo come a ferragosto tutti attorno ad un fuoco acustico de “Il giorno delle verità”
Pezzi mai suonati ai live, insieme ai più conosciuti.
I testi sempre al centro, ed il ritmo di Cristiano Dalla Pellegrina che tiene il battito della vita, non eccede e non cede.
Stasera è una goduria, per chi ama il rock, ma non troppo elettrico.
Protagoniste molte corde di chitarra, meravigliosamente arpeggiate da Cesare “Mac” Petricich, Giacomo Rossetti al basso, e Enrico “Drigo” Salvi, chitarra solista.
Pau, sotto la falda del suo cappello nero, balla, mima le sue canzoni, fa un po’ di cabaret. Irresistibile. Intorno a lui, Guglielmo Ridolfo Gagliano, pianoforte, tastiera, violoncello.
“Tra fango e neve impazzirò” … e due in prima fila si alzano, si abbracciano e ballano stretti stretti.
Ammetto che, a guardarli, viene giù una lacrimuccia.
Pau parla spesso al pubblico, si racconta:
“Noi abbiamo iniziato da ragazzini suonando nei pub, poi quando vai avanti, quando cominci a scrivere musica tua devi ispirati anche ai grandi della letteratura. Hemingway.”
Adesso compriamo un biglietto per le stelle, e tu resta ribelle, non ti buttare via: inno alla bellezza di restare unici, essere speciali, istigazione a sognare.
E dal country dei sogni più arroganti al blues di cambio, pezzo del 94, primo album Negrita. E avanti verso sud, non senza un omaggio all’Argentina.
Cambio di vitalità, un’altra possibilità. E il teatro è ormai tutto in piedi, a fine pezzo noi verso loro, a ringraziarsi a vicenda. Evviva la musica, evviva il sacro fuoco che ci unisce.
Un’amicizia vera, evviva la vita, questa sera è gioia infinita!