Due folletti
Quando li vedi comparire ti chiedi da quale bosco siano usciti e come mai ora, in pieno giorno, si trovino proprio qui davanti a te. I folletti, si sa, animano le notti di boschi e foreste, stanno nascosti e lontani dagli umani. Al massimo si rivelano solo per fare qualche scherzetto, perché i folletti sono dispettosi per antonomasia.
Insomma, mi chiedo con qualche legittimo dubbio se queste due creature davanti a me siano davvero due folletti e non due anziani umani venuti per fare o prenotare qualche visita.
Sembrano gemelli, innanzi tutto. Poi scoprirò che non lo sono, si tratta di due fratelli, ma molto simili fra di loro e a vederli ti convinci che siano usciti da una casa dentro un albero, o un fungo, o sotto un sasso.
Per certi versi sembrano quasi dei troll nordici: naso lungo, tante rughe, pochissimi capelli e quei pochi piuttosto lunghi, statura decisamente bassa. Non sono nani. Escludiamo almeno un’appartenenza.
Hanno un modo di fare furtivo, parlano fra loro con toni bassi (in che lingua parlano gli abitanti dei boschi?). Poi ogni tanto bisticciano per chissà quale motivo e alzano la voce. Maneggiano carte e documenti che tutto sembrano fuorché in ordine. L’importante è che riescano a raccapezzarcisi.
Quando finalmente uno dei due parla con me usa un italiano gentile eppure poco comprensibile. Cioè non si riesce bene a capire di cosa abbiano bisogno. Giri di parole che perdi l’inizio e non vedi la fine, spiegazioni che non spiegano, il nocciolo di una questione che non si intravede. Di certo sta usando il suo potere per farmi il classico dispetto da folletto. Hai presente quando in casa non trovi un oggetto o ti imbatti in un inspiegabile impiccio? Si dice che sia il folletto della casa che si diverte a complicarti la vita. Ecco, ho il sospetto di essermi invischiata in qualcosa di simile.
Questo abitante del bosco uscito da un fungo mi sta prendendo in giro facendomi credere di non essere in grado di capire. Uff. Dov’è la fatina dei fiori, l’elfo buono, ma andrebbe bene anche il Grande Puffo, qualcuno che mi faccia uscire da questo labirinto?
In qualche modo alla fine ci capiamo. Uno dei due ha bisogno di prenotare una visita. Ok, semplice, respiro di sollievo: si può fare. E invece no, non è proprio cosa da nulla completare la prenotazione. Al momento di chiedere un recapito telefonico riparte un lungo panegirico incomprensibile. Il telefono ce l’hanno, sì, no, sì ma solo in determinati orari, oppure no… Nuova discussione fra i due, poi trovano un misterioso accordo e, come il dio dei folletti decide, la prenotazione viene completata. I fratelli ringraziano educatamente e si ritirano nella loro casa scavata dentro l’albero più vecchio e più grande del bosco più fitto delle Dolomiti.
I fratelli ringraziano educatamente e si ritirano nella loro casa scavata dentro l’albero più vecchio e più grande del bosco più fitto delle Dolomiti.
Non sarà un albero, ma la loro casa è altrettanto impenetrabile. Posta nel centro del paese, nella Terra di Mezzo, avvolta dai rampicanti, ha sempre le finestre chiuse e parrebbe che il sole non vi abbia mai fatto capolino. I due folletti hanno l’abitudine di dormire di giorno e trafficare di notte.
E di che tipo di traffici si tratti non è dato sapere. Le voci di paese dicono che i due, un tempo commercianti, siano molto colti, amino la musica e detestino la compagnia degli umani. Leggende metropolitane o realtà? Di fatto non rispondono al telefono quando li cerchi, né si fanno più vedere, saltano l’appuntamento, si rifanno vivi quando pare a loro.
Appaiono e scompaiono a piacimento e a noi non resta che aspettare che ci degnino di attenzione, dal loro mondo incantato.
(foto dal web)