Riccardo III – L’avversario, delle ombre si ha paura eccome
“Non siamo venuti fin qui per avere paura delle ombre”: le ombre in questione sono quelle dei tanti morti che gravano sulla coscienza di Riccardo III, portato in scena al Teatro Nuovo di Napoli da Enzo Vetrano, Stefano Randisi (che ne curano anche la regia) e Giovanni Moschella. Un testo classico del teatro shakespeariano che nel titolo scelto dall’autore, Francesco Niccolini, si accosta a quello del romanzo di Emmanuel Carrère, “L’avversario”, storia vera di un pluriomicida francese. L’eccesso di sangue versato sembra quello che accomuna le due storie.
Riccardo III abbandona il Medioevo e piomba qui, oggi, in una stanza in cui tutto fa pensare a un manicomio.
E allora forse quell’uomo seduto su una sedia a rotelle, ma che poi si alza, per poi finirci di nuovo nell’epilogo, è Riccardo III oppure il pluriomicida francese, o forse ancora il paziente di un ospedale psichiatrico in preda al delirio.
Ma, in fondo, che importa? Se lo saranno chiesto tutti, ma probabilmente non interessa davvero a nessuno.
Il suono della lancia che scandisce il tempo
Undici finestre e due porte, due dei tre attori (Randisi e Moschella) che interpretano più personaggi (anche donne, ma senza scimmiottarne – scelta apprezzabile e apprezzata – la voce); cambi d’abito a vista, sul palco; una teca piena di teschi; il tempo scandito da colpi di lancia per ciascuno dei morti che popolano la storia di Riccardo III: i due fratelli, il re Edoardo e l’erede Giorgio, sua moglie Anna, e tutti coloro che si frappongono tra l’ambizione dell’uomo e la sua conquista del potere.
“Così immerso nel sangue che me ne vanto”
E oltre la prova attoriale (lodevole) dei tre protagonisti, oltre la voglia di scoprire chi è quell’uomo malvagio e chi sono i tanti uomini che gravitano nella sua orbita, resta il tema del male. Assoluto, sferzante, violento: si può estirpare? Si può osteggiare? Lo si può rendere meno inevitabile? Sembra di no, a voler sentire Riccardo quando dice: “Così immerso nel sangue che me ne vanto”. Tutti tradiscono tutti, tutti sono animati dalla volontà di nascondere, vincere, sopravvivere. Ma un punto di paradossale equilibrio c’è, ed è in quelle ombre che ossessionano Riccardo, una ad una, fantasmi tornati in questo non luogo per gridargli, uno ad uno: “Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori”.
Abbiamo visto “Riccardo III – L’avversario” al Teatro Nuovo di Napoli
In scena dal 22 al 26 gennaio 2020
Per info qui
Si ringrazia l’Ufficio Stampa.