L’Amore nell’epoca dei Social Media
Non sono esattamente convinta che questo titolo sia quello più adatto per questa digressione completamente inutile e superficiale, su cosa poi? L’amore? Gesù… ma visto che siamo qua, continuiamo a picchiettare questi poveri tastini neri su questa sudicia tastiera e vediamo un po’ cosa riesco a combinare anche oggi…
Guai. Solo guai. Sempre guai! Que guay! Ma solo in spagnolo! In italiano solo tanti guai, con la i.
Scherzo, volete che non abbia nemmeno l’idea di cosa scrivere? Uno straccio di outline, come si dice qui, da seguire per comporre un discorso scritto coerente ed intelligente? Dai non ci credo. Ecco, coerente forse, intelligente, non lo so. Anzi no. Neanche coerente, tiè! Diciamo che la domanda più consona in questo caso sarebbe: come ci si può aspettare che una persona sappia che cazzo dire, che si prepari una scaletta o roba simile, quando la scaletta non la prepara neanche quando deve scrivere la lista della spesa? (Lista? Che animale è? Ovviamente non si scrive!) E quindi, per la legge dell’attrazione ma soprattutto secondo la logica aristotelica, esattamente che sillogismo vi aspettereste nel momento in cui mi viene in mente di parlare dell’amore nell’epoca dei social media? Ah ecco. Bravi. Bene.
Niente, in pratica, le premesse sono queste: dopo avervi allietati (ma anche no!) con l’interessantissimo discorso sul ghosting (ossia quando uno stronzo o una stronza, decidono all’improvviso di scomparire dalla tua vita senza una motivazione, senza spiegazione e senza comunicartelo ma lasciando ai tuoi neuroni il compito di fare due più due) passo ora a raccontarvi questa storiella di quando la mia amica Angelica è venuta a trovarmi per un caffè:
«Ciao, entra pura, caffè?»
«Sì grazie!»
«Deca però perché non bevo più caffeina io, ti va bene?»
«Ma sì nessun problema, grazie!»
«Figurati! Bene, arrivo subito! Intanto raccontami…»
«Ma niente, ti ricordi di quello che ti avevo detto che mi aveva sfanculizzata scomparendo dal detto al fatto dopo uno scambio digital-epistolare di qualche mese?»
«Vagamente. Credo si sia perso nei meandri della mia mente andando a prendere a braccetto quelli che hanno sfanculizzato me, quindi vai tra’, continua continua…»
«Eh, in realtà non era scomparso, è che oggi la gente funziona così… No non è vero, aspetta. Non tutti. Quelli come lui funzionano così…»
«No un attimo mi sono persa…»
«Allora, dopo che ci siamo visti un giorno in cui abbiamo parlato di tutto e di più e ci siamo trovati in sintonia eccetera, questo era scomparso. Io gli mandavo messaggi, chiamavo, e niente…»
«E fin qui ci siamo, ghosting allo stato puro!»
«No! Perché in pratica dopo un paio di settimane mi ha risposto, dicendo che se i messaggi non avevano domande a cui rispondere non c’era bisogno che lui mi rispondesse, e che iniziare a comunicare con qualcuno implica che tu possa anche non ricevere risposta in quanto è un rischio della comunicazione stessa. Io ovviamente, strabuzzando prima gli occhi e poi sentendo il tintinnìo delle palle che rotolavano per terra gli ho risposto che forse deve essere un po’ confuso, e quello a cui si riferisce lui è un monologo, non la definizione di comunicazione, che prevedrebbe due o più persone e uno scambio di informazioni non a senso unico. Giusto? Giusto. Lui, scomparso di nuovo. Ci siamo rivisti dopo un paio di settimane, e tutto normale, abbiamo parlato del più e del meno esattamente come il giorno uno, e allora ho capito. Ho cominciato a farmi delle domande, e ho iniziato a chiedere anche in giro se fosse normale. Anzi adesso chiedo a te…»
«No guarda Angelica, sono l’ultima persona a cui chiedere info in ambito relazioni di coppia, amore –etchiù, guarda sono allergica…»
«No ti spiego, chiedendo anche a gente di qui, perché non si sa mai che sia una questione di costumi, cultura o barriere linguistiche, è venuto fuori che forse forse questo personaggio è il più reale tra la marea di fantocci che sgambettano in giro. Viviamo in un’epoca in cui tutti hanno il profilo Instagram, Facebook, eccetera eccetera e la vita gliela puoi controllare al computer, prima ancora di conoscervi di persona sai già com’è la sua famiglia, che lavoro fa, dove va, cosa beve, cosa mangia, bla bla bla, insomma Laura di sto personaggio non si può sapere nulla a meno che non te lo racconti lui. Ha deciso appositamente di non essere “pubblico”, gli piace la vita riservata e viaggiare. Di conseguenza, non usa neanche il telefono per comunicare “normalmente”…»
«Non ho capito questo cosa c’entra con il fatto che si comporta come il tipico coglione che non risponde ai messaggi però…»
«Ecco, lì credo che c’entri il fatto che, nel suo essere diverso dagli altri, è un po’ particolare. Se io gli scrivo un messaggio con una domanda, lui mi risponde. Ma non è lui a cominciare una conversazione digitale, o almeno non più. Non da quando ci siamo visti di persona. Credo gli piaccia di più passare il tempo a comunicare di persona che via telefono, ed è una cosa strana, non credi? Al giorno d’oggi intendo. Ma allo stesso tempo affascinante, perché chi nel 2020 può dire di sentirsi tranquillo ad uscire con una persona che digitalmente non esiste ma è tutta realtà, nuda e cruda, zero apparenza?»
«Sticazzi, ma non ti fa un po’ strano? Non ti scrive proprio proprio mai? E come fai a sapere che ti pensa, o che cazz’ne so, che gli piaci veramente a questo punto?»
«Non lo so, ma è un uomo che sa molte cose, molto intelligente e con i piedi per terra. Se nell’epoca dei social media, in cui tutti sanno tutto di tutti, in cui ti sposi su Facebook e ti fai i film su Instagram, gli inviti li mandi via Snapchat e la tua vita la “pinni” su Pinterest, se questo è quello che mi viene offerto, lo prendo a braccia aperte perché è diverso, è vero…»
«Guarda, ti stimo per la fiducia che riponi in questo bellimbusto, ma non credo sarei capace di camminare sulle uova in questo modo. Io che vado d’istinto diventerei idrofoba a sapere che tu sei là, magari mi pensi anche, che ne so, ma non me lo dici, non ti esprimi, niente. Perché dovrei essere io a fare sempre le domande per avere una risposta? Perché non può essere lui a dire “hey ci vediamo stasera?” Cioè dai, non ti scoccia sta cosa?»
«Devo essere sincera? Leggermente. Sono più presa dal fatto che, per la prima volta, siamo vulnerabili entrambi»
«Ehhh? Scusa, lui vulnerabile lo è come?»
«Per lui dover socializzare è un lavoro. Con la testa che si ritrova, se decide razionalmente di dedicarmi del tempo, anche se sono io a dover essere quella che chiede, vuol dire che si è messo in gioco e che gli va bene la mia compagnia, e fidati che qui a Los Angeles, con la fatica che sto facendo a trovare persone, amici e gente in generale che apprezzi la compagnia semplice e genuina di una persona nuova, come una volta, è raro quello che sta accadendo…»
«Sul fatto che sia difficile in sta città maledetta ma stupenda, magnifica, meravigliosa, non ti do torto. Solo spero che non sia tutta fuffa. Quindi mi stai dicendo che credi di aver trovato l’amore? Ma almeno è figo scusa? Non per essere shallow eh, ma almeno fammi vedere ‘na foto»
«Niente foto. Anzi una. Per assurdo l’ho “conosciuto” su Bumble ma poi entrambi abbiamo cancellato l’app e io di lui ho solo una foto “screenshottata” dal suo profilo, guarda…»
Dopo aver sentito Bumble mi si rivolta lo stomaco ma guardo la foto. Sputo il caffè. Lo so, scena bruttissima, da film, ma giuro che mi è uscito spontaneamente e non ho potuto fare altrimenti.
«PuttanazzaEva, ma sei fuori? E questo sarebbe uno strano? Ma è un gran figo!»
«Come sei superficiale! Ti ho detto che non c’entra…»
«No, se fosse stato un cesso sono sicura che ti avrebbe presa dentro anche di più vero? Ma vaffanculo va… »
Perché le mie conversazioni amichevoli debbano sempre finire con qualcuno mandato a quel paese non lo so, sta di fatto che anche stavolta saluto Angelica con i miei soliti modi dolci e carini e concludo così. Tanto avete capito come funziona. Nel 2020 ormai, ci si innamora di chi non è più social. Che sia l’inizio della fine? Chissà. Adesso che so che è così mi viene il panico a pensare a cosa potrebbe raccontarmi il prossimo o la prossima che passerà per casa a bersi il caffè. Facciamo che cambio caffè che forse è quello il problema…