Un meccanismo ben oliato
Se lavorassi in un bar mi piacerebbe cercare di capire che tipo di persona mi sta davanti basandomi sulle sue scelte gastronomiche. Caffè e cornetto? Cappuccino chiaro o scuro? Caffè da consumare al bancone mentre controlla le mail? E il cornetto vuoto o al cioccolato? Raccoglie le briciole che sono cadute sul tavolo o se le scrolla di dosso sporcando il pavimento?
Ero in fila come quasi ogni mattina aspettando che si ripetesse la solita scena: io che chiedo un caffè, pago, aspetto sia pronto e vado a sedermi al tavolino consumando così la mia pausa mattutina prima di tornare al lavoro. A quell’ora si trova un po’ di tutto: coppie anziane che fanno shopping, impiegati degli uffici limitrofi, signori di mezza età che approfittano dell’illusione della compagnia della folla per sentirsi meno soli.
Un signore sull’ottantina, curvo, avvolto in un maglioncino scuro prende per mano una donna della stessa età, elegante e ancora dritta. Lui ha le mani screziate, gli tremano leggermente e ha un incedere lento, eppure è lui che continua a tenere per mano sua moglie indicando la direzione. Un tempo ci saranno stati sette, otto o forse dieci centimetri tra di loro. Oggi sono uguali. La vita li ha forse limati, li ha costretti a guardarsi negli occhi senza che lei dovesse più alzare il mento.
Il primo giorno non si ama come l’ultimo: gli anni rendono l’amore consapevole, ben oliato, adulto anch’esso, con qualche dolore alle giunture ma mai usurato
Camminano più lenti, ma sempre insieme. Non ho fatto in tempo a vedere cosa avessero ordinato, ma mi piace immaginare fosse qualcosa che gli ricordasse la loro gioventù. Il tempo in cui il caffè veniva sorseggiato in piedi, di fretta, per non arrivare in ritardo al prossimo appuntamento. La vecchiaia ha forse portato tempo e calma, una dimensione diversa attraverso la quale guardare la vita. Non concordo con chi proclama con orgoglio di amare “come il primo giorno”. Il primo giorno non si ama come l’ultimo: gli anni rendono l’amore consapevole, ben oliato, adulto anch’esso, con qualche dolore alle giunture ma mai usurato.
Forse l’amore di questa coppia è così, fiero di non essere “come il primo giorno” e di aver faticato tanto per diventare sporco d’olio come un meccanismo imperfetto che ha conosciuto inceppi ma ha deciso di andare avanti lo stesso.
È arrivato il mio turno, chiedo un caffè e mi siedo. Il mio tempo non è ancora dilatato, guardo l’orologio, penso a cosa fare appena la pausa sarà finita. Quante cose ho ancora da imparare.