Stomp, il rumore si fa racconto.
E anche ieri sera si è messo in moto questo meccanismo, questa dinamica mentale che mi fa vivere in un mondo parallelo per tutta la durata dello spettacolo.
Il rumore, lui è il protagonista della performance degli Stomp. E detta così pare davvero brutto. Allora provo a chiarire. Il bello di questo spettacolo è la musicalità. E se ci riflettete bene, musicalità e rumore non sono affatto concetti contrastanti. Il rumore, portato allo stato dell’arte, a mio avviso non è che una forma musicale. Dopotutto, da bambini amavamo sentire i rumori, sentire l’effetto di un oggetto caduto sul pavimento. Ripetevamo all’infinito il lancio di qualsiasi cosa. A nulla valeva il rimprovero. Lo stupore stava nell’ascolto, nella conseguenza del gesto. E sul palco del Teatro Bellini di Napoli i performers hanno rinnovato quel candido stupore per tutta la serata. Spettacolo magnifico, fatto di mille ingredienti, oltre naturalmente alla bravura, al talento, all’unicità di ogni singolo artista. Mille colori erano sul palcoscenico, mille figure, mille racconti, mille rimandi alle più svariate simbologie dell’intrattenimento da che l’uomo esiste su questa terra. Nessuno strumento convenzionalmente conosciuto a creare la melodia. Oggetti quotidiani esclusi momentaneamente dalla loro funzione utilitaristica per assumere il ruolo di veri e formidabili produttori di musica. Scope, spazzole, bidoni per la spazzatura, scatole di fiammiferi, lavelli da cucina, segnali stradali. Tutto il mondo che ci circonda diventa musica, divertimento, colore, meraviglia, valore. A dimostrazione che tutto e tutti possono essere tanto al di là di ciò che appaiono o di ciò che convenzionalmente gli attribuiamo come ruolo. E spenderei qualche minuto per riflettere su questa cosa.
Sul palco del Bellini ho visto la voglia di far divertire ma anche di divertirsi attraverso uno spettacolo frutto di studio profondo e rispettoso delle più belle tradizioni mondiali dell’arte di rappresentare. Ho visto le atmosfere giocose della clownerie, i riti tribali dell’Africa più antica, l’arte mimica, break dance e tanto altro. Un insieme di svariate cose che ha funzionato meravigliosamente, andando a stimolare anche gli spettatori più timidi. Che bellezza il tip tap con le scope, il suono sabbiato degli spazzoloni sul pavimento, il timbro tondo e secco di un tubo di gomma. Quanta sorpresa nel rendersi conto che ci sono mille modi per battere le mani, fino a farlo diventare un linguaggio.
Che meraviglia il tip tap con le scope, il suono sabbiato degli spazzoloni sul pavimento, il timbro tondo e secco di un tubo di gomma.
Ho avuto un’accompagnatrice d’eccezione, mia nipote Valeria, bambina curiosa del mondo e con l’anima grande di chi è pronto a conoscere senza pregiudizi. Ho visto in lei il coinvolgimento, la partecipazione, l’osservazione, l’attenzione. Sono certo che sia rientrata a casa con il suo sogno di fare la ballerina un po’ più grande. Gli occhi le scintillavano come gli spilloni di strass che aveva nello chignon. Piccola nel suo cappottino bianco a vita alta e sbuffato come un fiore sbocciato, è uscita dal teatro parlando senza tregua spiegandomi la sua personalissima recensione. Questa esperienza le rimarrà, ed io sono stato un privilegiato per averla vissuta in prima persona.
Gli Stomp replicano fino al 5 gennaio a Napoli. Non perdetevi tanta magia, cercateli anche nella vostra città. E se avete una nipote novenne, portatela con voi, regalatele una bellissima esperienza.
Grazie Stomp!
Abbiamo visto Stomp al Teatro Bellini di Napoli
Si ringrazia l’Ufficio Stampa
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