Dr Nest, fatti e non parole
Si fa tanto parlare, parlando di teatro, delle maschere dei personaggi, volendo intendere ciò che l’attore vuol rappresentare attraverso la sua arte. La maschera, appunto. Ma cosa resta del teatro, cosa rimane del luogo artistico della sua rappresentazione, cosa ne sarebbe, se tutto a un tratto gli attori non avessero più una maschera, ma fossero una maschera essi stessi? Cosa arriva a noi in teatro, del teatro senza le loro espressioni, senza la profondità dei loro sguardi, se questi sono sostituiti da una maschera vera, concreta, reale? Muta e perfetta. E’ questo l’esperimento del Dr Nest dei berlinesi Familie Flöz, al netto della storia – pure magnifica – che hanno da raccontare: al teatro Bellini di Napoli fino al 15 dicembre delle maschere mute ci diranno delle vicissitudini del dottor Nest, e ci condurranno nei luoghi più perduti e inconfessabili della psiche umana.
Nessuno mai, alla fine, potrebbe dire che quelle maschere non abbiano parlato.
Non è niente di nuovo sul palcoscenico: già presso gli antichi greci erano in uso le maschere teatrali. Ma se non nuovo, l’effetto è comunque inedito nella sua modernità, e nell’ampiezza artistica complessiva: lo spettatore è qui indotto a farsi sceneggiatore, la maschera prende vita nella sua mente, che ne forgia carattere ed espressività, sospinta da un desiderio che diventa molto presto una esigenza. Di espressioni, evidentemente, non possiamo fare a meno. Così come di imperfezioni. Che è un po’ quel che scoprirà il dottor Nest.
Abbiamo visto:
dr Nest, per la regia di Hajo Schüler
produzione Familie Flöz, maschere Hajo Schüler
al Teatro Bellini di Napoli fino al 15 dicembre 2019
Si ringrazia l’Ufficio Stampa. Info qui.