L’Arte del Ghosting
Dicevo, vi ho raccontato di quella volta che… ho finalmente conosciuto l’arte del ghosting? No? E allora, aggiorniamoci.
Erano i primi giorni di un novembre tutt’altro che calmo e “frescolino”. Lunghe giornate di sole e aria calda impazzavano in quel di Los Angeles, tant’è che sono arrivati gli immancabili incendi nella Valley. Quello che passano le testate giornalistiche si sa, è scelto a tavolino per attrarre più o meno lettori, spettatori e chi altro, ma la situazione, quando la si vive, è diversa. Scoperta l’acqua calda. No, semplicemente volevo sottolineare che, anche se non se ne sente parlare, il problema c’è. Ed è quasi sempre diverso (nel bene e nel male) da come vi viene raccontato. Sapevatelo.
Parlavo con un tipo l’altro giorno, del più e del meno (perché di cosa vuoi parlare in questi luoghi in cui se cominci un argomento sensato, rischi di essere tacciato per un essere pensante, ergo automaticamente da eliminare? E no, non sto esagerando!), e insomma, ecco è finita così:
«Ciao, senti, ti lascio il mio numero personale perché quello in cui ci siamo sentiti fino adesso era quello del lavoro e lo cambio, quindi salvati quello nuovo. Bada che non lo do a chiunque!»
«Ah, ehm, grazie» (penso “ma chi cazzo sei? Rilassati”) «mi fa piacere che là fuori ci sia qualcuno che non scompare all’improvviso senza spiegazioni»
«In che senso, scusa?»
«Esattamente nel senso di scomparire. Nessun significato particolare. Sembra una pratica molto in uso da queste parti, e non la apprezzo per niente!»
«Ah, ti è capitato di essere vittima di ghosting, sì?»
«Mah, diciamo che già il dire “essere vittima di ghosting” mi fa accapponare la pelle, ma sì, non credo di essere l’unica che viene ignorata senza né se, né ma, né perché, da un giorno all’altro, da un minuto all’altro, così, alla cazzo proprio. Voglio dire, c’è di peggio. C’è chi viene abbandonato all’altare, chi viene ammazzato per strada, quindi non è una tragedia. Diciamo che, nella mia umile opinione, è solo una grandissima mancanza di rispetto, tutto qui!»
«Ah sì? Beh, a me non è mai capitato, (“ma sparati!”) ma capisco cosa vuoi dire. Io personalmente non sono mai scomparso dalla vita di una persona. Diciamo che capisco anche chi lo fa però (“scusa, che cazzo c’è da capire esattamente? Mah”). Se non conosci qualcuno abbastanza, e decidi che non è di tuo interesse continuarci una conversazione insieme, o che non farà parte della tua vita ancora per molto, non solo sarebbe complicato spiegar loro questa situazione, ma soprattutto ci impiegheresti energie e tempo che porterebbero sicuramente ad una risposta negativa dall’altra parte, e quindi eviti il confronto. Diciamo che non ne vale la pena insomma! Da qui, il ghosting.»
«Ah! Cioè, fammi capire. Non so tu, ma io sono stata cresciuta in modo tale che il rispetto lo porto a chiunque. In questo caso, quello che tu hai descritto è mancanza di rispetto per antonomasia. Praticamente realizzi che una persona non aggiunge nulla alla tua vita e quindi semplicemente la mandi a quel paese, ignorandola. Interessante direi. Non sarebbe meglio invece dire a queste persone che semplicemente le cose non funzionano, siano esse amicizia o quant’altro, e che hai deciso di concentrarti su altro, che ti dispiace, ma che ti serve il tempo per fare altre cose, e che auguri loro una buona vita? Non so, giusto così, per non farle sentire una merda? Onestamente mi suona meglio questo che passare da una conversazione al silenzio di stampa senza alcuna spiegazione!»
realizzi che una persona non aggiunge nulla alla tua vita e quindi semplicemente la mandi a quel paese, ignorandola
«A me sembra la stessa cosa, sinceramente. Lo sappiamo tutti che, se vogliamo trovare il tempo di parlare con qualcuno, o di conoscerlo, lo facciamo. Se non succede vuol dire che l’interesse manca. Quello che spieghi tu, è solo un modo per indorare la pillola, ma in breve quello che gli stai dicendo è che non conta niente per te e che hai deciso di non continuare la conversazione, e tanti cari saluti.»
«Esattamente, cioè non la parte dell’indorare la pillola, ma la parte dell’avvisare l’altra parte delle tue intenzioni! Non mi pare così complicato. Ci vogliono le palle, quelle sì, ecco!»
«Ma con il ghosting il principio è che non vuoi vedere o comunicare più con quella persona, quindi non ti concentri nemmeno sul dare spiegazioni perché ormai non ti interessa più. E utilizzi il tuo tempo per fare altro… Immagina sentirti dire “la verità è che non porti abbastanza valore nella mia vita per continuare a far parte di essa, quindi ti saluto”. Chi vorrebbe sentirsi dire una cosa del genere?»
«Scusa, ma fai sul serio? Non è esattamente la cosa che si dice quando lasci una persona? Ora, che tu abbia avuto con essa una relazione o meno, comunque di base c’era una conversazione. Qual è il senso di abbandonare una conversazione così, lasciandola nell’oblìo? Mi vuoi mica dire che sarà meglio agire come se nessuno ormai meriti una spiegazione delle nostre azioni che riguardano anche loro? Va benissimo se hai cambiato idea, se non ti piace la mia presenza, se credi che la mia persona non aggiunga valore alla tua vita… voglio dire, è normale. Non possiamo piacere o farci piacere tutti. Se cominci una cosa e non ti piace, semplicemente smetti. Ma qui stiamo parlando di persone. Non di un disegno lasciato a metà. Se dal giorno alla notte ignori qualcuno, gli manchi di rispetto. Punto.»
«Ma non è vero. Si ignora e si va avanti. Ormai lo fanno tutti.»
stai praticamente applicando il consumismo alle relazioni sociali?
«Credo di stare per vomitare. Mi stai praticamente applicando il consumismo alle relazioni sociali? La tua mentalità consumistica applicata alla vita quotidiana, per riformulare quello che ho appena detto. Ossia, quando non hai più bisogno di una cosa, anche se appena comprata, la lasci là, non la usi più. Non ti scomodi nemmeno di buttarla, semplicemente la “dimentichi nel cassetto” che tanto, prima o poi la butti, ma intanto non vale la pena pensarci. No signorino, non funziona così. Con le persone non deve funzionare così. Anche il tuo peggior nemico merita che gli venga spiegato perché non lo sopporti. Altrimenti giustifichiamo il poter trattare tutti come cazzo ci pare in base a come ci siamo svegliati la mattina. Ma stiamo scherzando? Pensavo fossi più intelligente di quello che sembri…»
«Fortuna che avevi detto che sei una persona che porta rispetto a tutti. Sbaglio o mi hai appena dato dello stupido?»
«Ma, in realtà ho detto “pensavo fossi più intelligente di quello che sembri” non “sei meno intelligente di quello che sei” quindi se è qualcosa, ho appena ammesso di aver commesso io un errore di valutazione e quindi, se proprio dobbiamo dirla tutta, mi sono quasi offesa da sola… ma pensala un po’ come ti pare. Tanto oggi, a quanto pare, prendete tutti sempre qualsiasi cosa sul personale (“e di solito vi sfogate pure sui social”) quindi, whatever.»
E quindi così. La conversazione è scemata. Tutti si offendono per stronzate, devi stare sempre attento a quello che dici, non riesci a mantenere una conversazione viva su argomenti reali, pieni… quello scambio di idee che a fine giornata ti fa male la testa da quanto hai discusso educatamente con qualcuno ma vi siete comunque capiti, opinioni contrastanti o meno, e avete semplicemente “parlato” per il gusto della conversazione, che non sia su aria fritta e quanto è figa/brava/furba/stupida/piatta Chiara Ferragni.
