Quello “Skianto” di Filippo Timi
Vola Filippo vola, vola per tutta la stanza, come fosse un astronauta in orbita. Tutti i bambini hanno sogni, ma proprio tutti, nessuno escluso. È tenero Filippo, nell’aspetto, nella parlata umbra, nella semplicità con la quale racconta la sua verità, il suo punto di vista, la sua disabilità. Non ne fa un dramma, anzi, oggetto di sfacciata ironia.
Parla, parla a valanga Filippo.
Nella volta spessa e grigia che secondo alcuni dovrebbe proteggerlo, si è aperta una crepa, e da quell’affaccio sul mondo lui racconta la sua vita da ultimo, ci parla dei suoi sogni, delle sue speranze. Lo fa provocando la risata, ché troppo gravoso sarebbe stato il peso del suo dire, tanto da far battere in ritirata lo spettatore.
Costruisce un inganno Filippo Timi, una strategia: in cambio della piacevolezza, della comicità, sempre buona a qualsiasi latitudine, vomita in faccia alla società “sana”, che troppo spesso si arroga il diritto di fare e disfare sulla pelle di chi non ha voce, tutta la sua sofferenza, ma con attenzione, sempre con delicatezza, senza accuse. Le sue sono riflessioni, racconti, sfoghi, non recriminazioni, eppure ne avrebbe ben donde.
Mi sono trattenuto un po’ tra la folla mentre guadagnavamo l’uscita. Non mi era mai capitato che uno spettacolo inducesse tante domande, tanti interrogativi. Segno che il duo Filippo Timi – Salvatore Langella sul palco ha fatto centro. Non è facile affrontare la verità, soprattutto quando questa verità racconta qualcosa con cui si tende ad evitare il confronto. Il protagonista si schianta contro la dura realtà della sua condizione, ma anche il pubblico impatta ferocemente con la narrazione. Titolo perfetto direi!
Filippo Timi conferma la sua indole istrionica. Un trasformista delle maschere. Le sa indossare tutte e tutte gli stanno bene. Prima un bambino con pigiamino e capelli a caschetto, poi un ninfetto unicorno, un ballerino sui pattini che neppure nella più fervida immaginazione dei Village People, fino ad impegnarsi nell’imitazione dell’imitazione, suscitando ilarità a vagonate, ovvero quella di Anna Marchesini che imita Gina Lollobrigida, rendendo, in un colpo solo, due doverosi omaggi.
Il fine giustifica i mezzi, affermava un nome noto. E qui Machiavellico il bravo Timi lo è stato davvero, portando il suo messaggio attraverso la leggerezza ed anche attribuendo il ruolo di giocattolo cantante e parlante del bambino Filippo al validissimo Salvatore Langella che tanto ha contribuito a rendere realistica l’atmosfera quasi onirica dell’intera piece, spendendosi perfino in una certa prestazione atletica. Bravissimo quindi anche lui nel render delicato e non invasivo il suo ruolo.
Filippo Timi è riuscito a rendere forte lo Skianto. Ha parlato della disabilità, ma non solo quella di un bambino nato con una grave sindrome, ma secondo me, soprattutto della disabilità all’ascolto, all’empatia, all’immedesimazione di chi, orgogliosamente e senza meriti, proclama la sua superiorità. Ed in tempi bui come questi, il messaggio è quantomai valido. Testamento biologico, diritti dei disabili, accettazione delle diversità. C’è tutto questo sul palco di Skianto, molto più di quanto tante persone siano capaci di comprendere.
E Filippo non chiede nulla, se non la possibilità di realizzare i suoi sogni, senza togliere nulla ad alcuno. Quanta attualità in questo messaggio. Mi chiedo se i politici frequentino i teatri…
Applausi a : Filippo Timi, Salvatore Langella. Luci Gigi Saccomandi. Costumi Fabio Zambernardi. Assitente alla regia Daniele Menghini. Produzione Teatro Franco Parenti.
Abbiamo visto “Skianto” al Teatro Bellini di Napoli
Si ringrazia l’Ufficio Stampa
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