Ma dai su, sei ancora giovane!
È curioso quanto, nel corso del tempo, il concetto di giovinezza abbia subito varie trasformazioni. Ci avete mai pensato? Avere diciotto anni qualche anno fa significava essere “uomini”; ora, invece, che cosa significa? Non è necessario segnare un confine ufficiale che segni il varco tra l’età dell’adolescenza e quella adulta, ma è altrettanto vero che oggi, si abusa troppo della frase “ma dai su, sei ancora giovane!” usata non come incoraggiamento (ben venga in questo caso) ma come modo carino e gentile per dire tra le righe “esattamente, di che cosa vorresti lamentarti?”.
Sì esatto, di che cosa vorremmo lamentarci, noi giovani?
Noi, giovani cresciuti nel comfort. Noi, giovani che non abbiamo vissuto la guerra, noi, giovani che non dobbiamo ricordare le nozioni a memoria perché… viva internet, esiste Google! Noi, giovani che se non vogliamo prepararci la cena esistono le app, e se non vogliamo andare per negozi esistono gli shop online, e se non vogliamo prendere appunti all’università o a scuola esistono le slides scaricabili dal sito.
Noi giovani, cittadini del mondo e del nuovo millennio. E con la residenza fissa nel limbo.
Perché se esprimi il tuo dissenso verso le poche opportunità, verso quel lavoro che manca, molto spesso la risposta è “Ma dai su, sei ancora giovane! Prima la gavetta, no?”, quando il problema non è la gavetta ma ormai la prassi secondo cui bisogna accettare qualsivoglia condizione perché “ormai i tempi sono così”.
molto spesso la risposta è “Ma dai su, sei ancora giovane! Prima la gavetta, no?”
Perché se ti senti scoraggiato, quasi in bilico, molto spesso la risposta è “Ma dai su, sei ancora giovane! Hai ancora un sacco di tempo!”, quando in realtà non sai mai quanto è grande quel sacco e che per riempirlo di buon tempo da qualche parte dovrai pur cominciare.
E non è questione di essere ingrati, di non capire. Come si dice, ogni medaglia ha una doppia faccia, ma quella di chi è nato “nei tempi moderni” sembra essere solo una. Una faccia che descrive prevalentemente i privilegi ma non le difficoltà, che dipinge una realtà, di chi cerca un posto nel mondo, che spesso non esiste. Fatta di scivoli apparenti e strade senza ostacoli, di pochezze d’animo presunte, di pigrizia e poca propensione al sacrificio.
L’altra faccia della medaglia nasconde quel senso di inquietudine, talvolta quella voglia di avere una spalla su cui appoggiarsi anche se si è autonomi e indipendenti, e quel sottile senso di colpa dovuto alla consapevolezza che sì, forse potrebbe andare pure peggio, ma proprio per questo potrebbe pure andare meglio.
Come se ci fosse una gara tra le difficoltà, come se il progresso fosse una colpa e un alibi per non preoccuparsi del futuro e non avere paura.
“Ma dai su… sei ancora giovane! Non pensarci!”