Cretto
Cretto.Ti osservo dall’alto candore d’azzurro cotonato di nuvole a velo. Il vento è inquietante e rullano cantilene.
Mi lascio incantare, tolgo il disturbo a questa stupida domenica per calarmi nei tunnel planando, e lasciarmi inghiottire dai fantasmi di questi isolati e a braccia aperte. Annaspo al cielo, annaspo al vento.
Impilati su un fronte e condannati a vita contempliamo presenze passate.
Soffri quanto hai da soffrire gioisci quanto hai da gioire.
Oggi lo sento sotto di me, che se ascolto bene sento la vita riposare poche ore prima del dramma quando eravamo riuniti al focolare.
Quei bianchi perlati e vibranti di sole fioco, incantano come statue greche e sotto i piedi tutta la bellezza del dolore che prigioniero ancora urla immobile nel tempo. Questo tempo passato, quel tempo presente. Rumore crespo scuote epilettico i ricordi.
Notte del ‘68 un vento ulula e irrompe sui coppi maculati dal sole. Tutt’intorno è buio.
Erano tetri i coppi quella notte, mia nonna ed io sprofondate nel letto immenso di lana cardata. Ingenue come bambine non avevamo capito che quello era l’urlo di terra umiliata, urlo di dolore, e portava con sé, portava via ogni cosa. Non avevamo capito che in quel momento si affilavano tragedie e si tessevano drammi a vita.
Poi uscimmo al freddo: tristi cadaveri avvolti in coperte e passammo la notte sotto un cielo offeso e pungente. Quanto dolore.
Oggi lo sento sotto di me, che se ascolto bene sento la vita riposare poche ore prima del dramma quando eravamo riuniti al focolare. Quando tutto ci sembrava drammaticamente normale e non capivamo com’era grande, anzi immenso, il valore di quella sera come tante.
Oggi lo riconosco sotto l’azzurro e le nuvole e sopra il candido marmoreo altare alla vita che fu, e che vive ancora nella drammatica memoria bianca, custodito in questa crisalide che non schiuderà mai. Gestazione infinita la vibrazione del sisma, immortalità materica: memento al dolore e processo di vita.