Chenapan, apologia del gioco
Una corda. Con la corda in Chenapan tutto inizia e tutto finisce. Francesco Colaleo e Maxime Freixas gli danno vita in forma di ballo, e subito si risvegliano ricordi della fanciullezza, immagini lontane per gli adulti, visioni sfocate, impressioni sopite e sospinte altrove dai ritmi incalzanti della vita. Immagini avulse ai bambini, nuovi bambini troppo diversi da noi, che non avevamo (anche) gli smartphone per compagni, ma (solamente) compagni in carne e ossa, con cui prendersi, rincorrersi, acchiapparsi, bisticciare e fare pace, e riprendersi e rincorrersi ancora, in un gioco che non aveva fine. Proprio come una danza.
un ballo che interpreta come in un inno la dolce illusione e la beata speranza che l’infanzia possa durare per sempre.
La mosca cieca, il salto della corda, la pompa matta e il telefono a filo, l’acchiapparella, guardie e ladri, lo schiaffo del soldato e mille e mille giochi coi quali bimbi di tutto il mondo impiegavano (e tuttora impiegano) il tempo ludico della loro infanzia, col solo ausilio del proprio corpo e di oggetti di fortuna, riprendono vita sul palco del Piccolo Bellini in una danza che interpreta come in un inno la dolce illusione e la beata speranza che l’infanzia possa durare per sempre.
Occhi incantati assistevano increduli. Almeno la metà erano bambini. Momenti magici. Grazie da tutti noi.
Abbiamo visto:
Chenapan, di Francesco Colaleo.
Con Francesco Colaleo e Maxime Freixas
produzione Artemis Danza
al Teatro Piccolo Bellini di Napoli
Si ringrazia l’Ufficio Stampa.
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