Aurora Rays: “La felicità sta nelle cose banali”. Intervista alla cantautrice
Aurora Rays esce dalle casse del salotto in una di quelle sessioni di ricerca musicale che di tanto in tanto mi metto a fare. Ascolto un brano per caso, Sleeping together. Parte il pianoforte e dopo qualche secondo la voce attacca, diventando via via sempre più possente. Mi ipnotizza. Cerco Aurora su Facebook. Classe 1995, una cantautrice promessa del panorama musicale. Mi intrometto, le faccio qualche domanda in libertà.
Aurora, che stai facendo?
Ciao Enrico! Dunque, in questo momento mi trovo in un appartamento a Birmingham, città dell’Inghilterra centrale, a studiare musica! Precisamente al Royal Birmingham Conservatoire. Starò qui per qualche mese perché ho aderito al programma Erasmus; a gennaio ho presentato la domanda e taccc! Eccomi qui!
C’è stato qualcuno che ti ha spronato a partire? E c’è stata una parte di te che non voleva andarsene?
Era da un po’ di tempo che sognavo di passare un periodo all’estero; scrivendo e ascoltando per lo più musica di origine inglese e americana, sentivo la necessità di conoscere la terra degli artisti che più amo. Non ho ancora visitato gli USA, ma conto di farlo al più presto.
Ovviamente le partenze non sono mai semplici da affrontare; io sono molto legata al mio paese, alla mia famiglia, difatti non nascondo che ne sento la mancanza ma d’altronde, io sono qui per un motivo ben preciso: crescere.
Il tuo ultimo brano, Sleeping together, è un inno romantico all’amore vissuto, carnale e d’anima.
Sleeping Together è un brano estremamente intimista. Il pezzo parla di un momento magico vissuto da due ragazzi adolescenti che per la prima volta dormono insieme. Ogni dettaglio, ogni azione, ogni parola ed ogni sguardo sono vissuti intensamente; un atto come l’andare a dormire insieme è per molti “semplice quotidianità” ma per questi due giovani, non lo è affatto.
Non apprezziamo più le piccole cose e spesso diciamo di non essere felici. Ma come mai? Ce lo siamo mai chiesto? Forse perché non viviamo il momento presente e siamo costantemente proiettati in esperienze ed episodi che riguardano il passato o il futuro. Ma la vita è adesso.
Ogni momento vale ed è importante. La particolarità di Sleeping Together è proprio la descrizione di eventi in apparenza banali, vissuti nella loro essenza dai protagonisti.
Il messaggio è proprio questo: vivere ogni istante come fosse l’ultimo, non come se fosse destinato a ripetersi all’infinito.
Come è cambiato, se è cambiato, secondo te, come si vivono i sentimenti, nel tempo? Non apprezziamo più le piccole cose e spesso diciamo di non essere felici. Ma come mai? Ce lo siamo mai chiesto? Forse perché non viviamo il momento presente e siamo costantemente proiettati in esperienze ed episodi che riguardano il passato o il futuro. Ma la vita è adesso.
I sentimenti come l’amore e l’ amicizia per me non sono cambiati e nemmeno le persone. L’essere umano è un “animale sociale” che sente la necessità di amare e di essere amato. Quello che invece negli ultimi anni ha subìto un cambiamento, è la comunicazione.
La teoria sulla comunicazione di Jakobson rileva la presenza di un “contatto” fisico e psicologico fra mittente e destinatario che consente loro di stabilire la comunicazione e mantenerla. Questo tipo di relazione, che possiamo chiamare reale, viene sempre meno ed inevitabilmente, porta alla distruzione del rapporto diretto tra uomo a uomo.
Quando comunichiamo, trasmettiamo molto più di ciò che vorremmo dire con le nostre parole: i gesti, la postura, l’intonazione della voce, il silenzio.
Questo aiuta a rendere il nostro messaggio più efficace. Un messaggio invece, per quante emoji possiamo inserire, non non potrà mai sostituire il rapporto diretto tra uomo e uomo.
Il fatto di essere sempre connesso, chattare sempre, avere molti followers e likes, non significa nulla, se non che siamo tutti più isolati, più soli. Perché il cellulare non è che un oggetto. Stiamo sprecando il nostro tempo con un oggetto che abbiamo scambiato per un essere umano.
C’è un’altra canzone che mi ha colpito, Aye.
Aye è un inno alla gioia, alla felicità, alla speranza e all’amore. E’ una sorta di preghiera ma senza testo; ognuno è libero di cantare quello che sente, lasciandosi trasportare dalla musica. Aye (lingua yoruba – Africa Occidentale) significa vita. Quando inizio a suonare sento un’energia che mi attraversa il corpo che è vita. La musica per me è vita.
Aye è nata qualche anno fa, nel salotto di casa. Stavo ascoltando “Graceland” – l’album di Paul Simon uscito nell’86 – quando in realtà avrei dovuto studiare storia della musica ma ahimè, non avevo molta voglia. Cominciai così a suonare e mi lasciai andare completamente. Una musica iniziò a prendere forma, era malinconica e solare allo stesso tempo: ero io.
Aye (è una parola in lingua yoruba, dell’Africa Occidentale) significa vita. Quando inizio a suonare sento un’energia che mi attraversa il corpo che è vita. La musica per me è vita.
C’è un grande spaziare nei brani che scrivi, di che genere ti definiresti?
I miei brani hanno sonorità molto diverse, me ne rendo conto. Difatti i produttori mi dicono sempre: “Aurora, dovresti trovare un filo logico che unisca i tuoi brani”.
Hanno ragione ma io sono io. E solo la mia famiglia sa quanto io sia testarda. I miei pezzi sono la mia anima e la mia anima ha mille sfumature, non una. Non voglio essere etichettata. Io produco la musica secondo quello che sento e quello che mi piace in quel momento. Influenze Soul? Influenze pop? Influenze Jazz? Influenze Rock? Sì! Ti dico di sì!
I miei brani sono dei pezzetti di un puzzle ancora incompleto che gli altri purtroppo non capiscono e talvolta lo giudicano. Ma io lo vedo già finito e penso solo a quello.
Hai qualche progetto in cantiere?
Sì, ne ho diversi e riguardano principalmente la musica che scrivo.
Sto lavorando da un po’ di tempo a questo progetto, ma te ne parlerò più avanti, quando sarà realizzato!
Qual è la canzone che avresti voluto scrivere?
Le canzoni, vorrai dire… Overjoyed, Almeno tu nell’universo, When you wish upon a star, The Sleeping Beauty, Giudizi Universali, Se telefonando, Killing me softly, Don’t till you get enough, Man in the mirror, Billie Jean, Yesterday… scusa, forse sono troppi.
Quando tornerai, che cosa vorresti trovare? E chi?
Non mi piace pensare troppo al futuro, vivo giorno per giorno.
Sicuramente rivedere la mia famiglia, i miei amici, i miei due cani… ammetto che mi piacerebbe trovare una lettera di scuse da parte del mio ex che è diventato l’argomento principale dei miei testi… ma questo lui non lo sa.
Almeno, fino ad oggi.
(puoi ascoltare Aurora Rays su: Apple Music e Spotify)