Una sera bellissima
Ci sono sere senza vento, di mari calmi e silenzi. In cui tutto sembra fermo, quasi che finalmente di quel fluttuare vorticoso si sia stancato persino lui, sfinito di se stesso. È pace dolce. Finché dura.
E poi ci sono quelle fughe improvvise, con o senza una meta, quell’altrove che l’uomo inquieto cerca da sempre, forse per fuggire da se stesso. Usando i ponti che trova per attraversare gli abissi, sempre uguali sempre diversi.
Lei lo sa. Lei sa tutto. Lei è lei e in quanto tale non ha bisogno di nomi e definizioni. Lei sa prima e meglio di lui com’è fatto quello spazio dentro, in fondo, dove il privilegio o la condanna di entrare ce l’hanno in pochi. A qualcuno lascia lui il cancello socchiuso, basta spingere; qualcun altro invece s’intrufola con tenacia, incoscienza e infinita pazienza.
Lei lo sa. Lei sa tutto. Lei è lei e in quanto tale non ha bisogno di nomi e definizioni.
Lo sa e rimane. Lo sa e non fa domande, non giudica, non forza le serrature per sigillare le uscite o per scappare. Lei lo sa e rimane.
Sarà forse per questo che dopo quelle sue fughe da sé, per quel riflusso dopo la marea che lo fa rifugiare da qualche parte fuori dal mondo, che l’uomo inquieto puntualmente ritorna?
Sarà per egoismo, amore, ricerca di specchi riflessi, di vita e di oblio, del perdono eterno, di una mano aperta all’infinito, di salvezza?
Sarà per questo che sempre torna, che resta, che restano, che vorrebbe dirle che questo suo modo di essere così strambo, forse sciocco, cambierà? Che sarà finalmente fedele prima di tutto a se stesso un giorno, che si vorrà bene, non foss’altro per volerne di più e meglio a lei?
Vorrebbe dirle e non le dice, anche se la stordisce di parole a volte. Eppure non di tutte quelle che lei vorrebbe, che vorrebbero. Vorrebbe fuggire con lei e con lei tornare e abbracciarlo insieme, il mondo; magari lo salvano insieme, più che possono, o magari no, ma… lei lo sa. Più e meglio di lui. E lui si fida. Lui che non si fida di se stesso, si fida di lei.
Lui che non si fida di se stesso, si fida di lei.
Un bel momento, magari una sera d’inverno, di fronte al camino, lei gli prenderà la mano come sa fare lei, o la testa sulla sua spalla, e racconterà anche a lui questa buffa storia, di fughe, di ritorni, di lui, di loro, di lei che è rimasta e di lui che si chiedeva perché. E lui la ascolterà come un bambino che non sa ancora nulla della vita, neanche le favole: e allora finalmente capirà.
La guarderà negli occhi, senza perdersi, e capirà. E sarà una sera bellissima…