Svalicare (pensieri tra Piemonte e Liguria)
La strada spiana e le cime delle montagne, oramai poco più alte di chi le osserva, hanno perso la loro inarrivabile maestosità. Le foglie, come masse di uomini eccitate dalle parole dei comizianti, fremono ossequiando ora un versante ora l’altro, a seconda di quale dei due venti gridi più forte la sua ragione. Una timida costruzione in cemento sgretolato preserva la Madonna da vento e intemperie. Lei, la Madonna, gradisce fiori freschi e benedice il viandante. Prece o non prece. Un cartello blu riporta il nome di un luogo a caratteri cubitali, ma ecco che, ferito e rabbioso, decide di sbarrarlo di rosso. É il suo modo di dimenticare un amore finito, forse. La tristezza non durerà che una decina di metri: un nuovo nome, senza sbarra alcuna, ha preso posto nel suo cuore. Del resto, cosa siano i valichi l’hanno capito meglio di tutti i ciclisti. Vi si arriva trafelati, sui valichi. Via le borracce, su le mantelle. Si è carichi di ricordi, odori, sudore, fatica, respiri, gioie e tristezze. Non tutto è necessario. I valichi sono così, si getta il superfluo e si va. Borracce, ricordi, persone.
Tra Piemonte e Liguria non c’è di mezzo solamente una catena montuosa. Le hanno fatte differenti, agli antipodi. Il Piemonte è moderato. Se togli i rilievi alpini, che usa a mo di difesa dai Galli e dal vento del nord, è quasi tutta pianura e dolci colline. Le città hanno strade larghe e incroci regolari, i palazzi sono grandi e squadrati come caserme. Antico e nuovo si mischiano senza baccano, in Piemonte. Gli antichi palazzi comunali e quelli porticati, le case con i cortili balconati e le villette a schiera. Altrove tutto ciò farebbe un chiasso smodato. Non qui. Qualcosa stride, qui e là. Ma il tempo di voltarsi e non rimane che la coda di un gatto che gira l’angolo. E un tintinnare di bicchieri, in qualche dove. Pare quasi di vedere onde rubizze sfiorare le finestre e lasciare un alone di uva fermentata che lentamente si ritrae. Anch’esso silente, ordinato, pulito.
Il Piemonte sta ai piedi dei monti e sui monti ci va a piedi, lentamente. Se in pianura l’orizzonte è l’immensità della pianura del Po e dei suoi gregari colmi di temporali appenninici, mentre le creste alpine e i dolci pendii collinari oltre i campanili non sono che un tratto di matita sfumato dalla distanza, nelle Langhe l’orizzonte è regolato dalle pieghe del terreno che lentamente si alzano oltre le torri di Asti. Si sale con calma, senza strappi. E man mano che si sale i pendii si avvicinano, i vigneti si fanno più fitti e inclinati, le case si raggruppano in turriti borghi solitari e il silenzio è interrotto solamente dal ronzio di api ubriache e dal sibilare del vento tra le viti maritate. Ripide colline sono demarcate dalle linee tra i filari. Che, a dire il vero, si fanno sempre meno regolari. L’ordine sabaudo, salendo, inizia a venire meno.
Ci sono due modi per entrare in Liguria: dal mare oppure dai monti. Se ci arrivi dal mare la Liguria la riconosci dalle case colorate di vernice e salmastro lungo la costa, dai paesi diffidenti abbarbicati sulle montagne, dal muro verde che tutto domina. Se arrivi dai monti, invece, la Liguria non la riconosci proprio. Si potrebbe dire che la Liguria inizia dove comincia il disordine, ma non è proprio così. La natura inizia a essere confusa prima ancora che inizi la Liguria, sia che la si raggiunga dal Piemonte che dall’Emilia. La Liguria non assomiglia a nessuno, sono gli altri che assomigliano a lei. Sull’appennino emiliano si parla un dialetto ligure, in Piemonte si trovano paesi che hanno come secondo nome “ligure” eppure sono, appunto, in Piemonte. Inutile, non ci si può affidare che ai cartelli. Quelli che non vogliono rimanere soli, che abbandonano solamente quando c’è qualcuno che già li aspetta a braccia aperte.
L’orizzonte in Liguria è uno solo e si chiama mare. La Liguria è una picchiata verso il mare. Le montagne sono cosparse di piccoli paesi isolati e colorati con chiese dalle grandi facciate e dalle lunghe crepe. La gente dice “mi piacerebbe visitarli” e alla fine non li visita mai. Perché non ci si arriva per inerzia in quei paesi. Non sono sulla strada che scende al mare e quasi sempre li raggiunge solamente una strada che si separa dalla grande discesa e ricomincia a salire. Questo è un problema. A chi ha appena terminato la salita non si può chiedere di inerpicarsi nuovamente quando oramai è tutta discesa. Così i paesini rimangono fuori dal tempo e dalla storia. Ancora tremano all’idea di orde barbaresche che risalgono dal mare. Da lassù ti guardano scendere e ti dicono “lascia stare, è pericoloso laggiù sulla costa”. Eppure non ti invitano a salire. Lo sanno anche loro, tutto sommato, che è contro natura salire fin lassù. Lo sanno, ma non lo capiscono, a dire il vero. In Liguria la natura è sempre contro. Quindi, di che state parlando?
Oppure la Liguria è, viceversa, una grande salita. O, meglio, una fuga. E allora le cose si fanno differenti, perché in Liguria si sa da cosa si fugge, e quel qualcosa ha a che fare con il mare, ma non si ha idea di dove si va. L’orizzonte è alle spalle, davanti solo curve, montagne, salita, cave abbandonate e paesini affacciati sul vuoto. Che nessuno visiterà, s’intende. Salita, discesa. Fuga attraverso i monti, approdo dal mare. La Liguria è un insieme di contrasti. Ispida, riottosa e selvatica. Ci trovi acqua ovunque. La Liguria è così, un po’ rabdomante.
E quindi eccoci sul valico. Che non è uno soltanto, ma poco importa. Ci si trova sul valico e da una parte è ordine e dall’altra caos. Da una parte si scende ordinatamente verso il sacro fiume, dall’altra si caracolla fino al mare profondo. Solo che c’è così tanta confusione che pure Eros e Thanathos si sono persi tra pini marittimi e vigneti. I valici sono così, cesure imperfette tra il passato e il presente. Che poi, diciamolo, è sempre così che va. Come quando si cambia vita, o giro di amicizie. O quando si intraprende una relazione nuova, magari. Ci vuole tempo ad abituarsi a un gesto delle mani, a un neo accanto all’orecchio, a un modo diverso di accennare la parola sì. E già sarà iniziata la discesa che ancora ricordi guizzeranno da una salita ormai lontana. Finché finalmente il passato si spegnerà e avremo il futuro. E tutto ciò sarà grazie a un valico.