Chiromantica ode, l’amore sta in una gabbia
Soltanto la poesia di De Andrè può essere d’aiuto nel decifrare lo spaccato di vita ritratto in Chiromantica ode telefonica agli abbandonati amori. Sono i luoghi dove il Sole del buon Dio non dà i suori raggi, dove cresce la Graziosa di via del Campo, quei quartieri carichi di sale e gonfi di odori, zeppi di vittime di questo mondo. Possono essere d’aiuto nondimeno i testi di Chico Buarque, quel che vanno combinando nelle alcove, e il dai e dai delle meretrici.
Ma per comprendere bene il lurido, lo sporco, il marcio e la corrispondenza di tutto questo nell’amore bisogna essere dalla parte delle anime fragili, di tutti quelli che lungi dall’essere gigli rimangono vittime di questo mondo. In attesa che vi corrisponda il sentimento, i travestiti portati in scena da Roberto Solofria e Sergio Del Prete declinano l’amore carnale.
Una scena di magnifica e profonda essenzialità fa da cornice ai testi di Enzo Moscato, Giuseppe Patroni Griffi, Annibale Ruccello e Francesco Silvestri, intensi e mai volgari, con anzi apprezzabili punte d’ironia, pur trattando di materie scabrose e concrete.
Gliene vorranno i buoni borghesi e i signori benpensanti d’ogni rango. Non gliene vogliamo invece noi, grati d’essere stati accompagnati per mano in luoghi fetidi, grati di aver fatto parte della gabbia che comprime e opprime chi vive di prostituzione.
Abbiamo visto:
Chiromantica ode telefonica agli abbandonati amori
da Enzo Moscato, Giuseppe Patroni Griffi, Annibale Ruccello, Francesco Silvestri
diretto e interpretato da Roberto Solofria e Sergio Del Prete
nell’ambito della rassegna Teatro alla deriva
Terme Stufe di Nerone
Si ringrazia l’Ufficio Stampa