Il genio creator
Al Filarmonico di Verona abbiamo assistito ad una prima dell’Adriana Lecouvreur dove tutti hanno “ubbidito” al “Genio creator”.
A cominciare dalla regia di Ivan Stefanutti che ha curato con attenzione anche i costumi e le scene; il regista ha trasportato i fatti dal 1730 ad un’epoca liberty dove le divine dovevano fare i conti con il nascituro cinematografo.
Così Adriana, celebre attrice della Comédie-Française, si trasforma nel genio creativo del regista in Sarah Bernhardt, anteponendo la carriera e gli intrighi politici all’amore.
Il ruolo del titolo nella storia del teatro musicale è stato affidato a illustri soprano lirico-drammatico: prima fra tutti Magda Olivero che la studiò con lo stesso compositore.
Nonostante Francesco Cilea fosse vicino al verismo, la musica nelle sue opere ha un’atmosfera lirico melanconica.
La tenerezza del suo estro melodico viene concentrata e avvolge il personaggio di Adriana già nella scena iniziale del primo atto, in una specie di aria d’ingresso che caratterizzerà l’eroina fino alla fine dell’opera. La sfida per il soprano qui non è solo vocale ma anche altamente teatrale per la scena recitata, quasi declamata, del quarto atto.
Hui He soprano cinese da vent’anni italiana, quindi a tutti gli effetti veronese, era attesa al suo debutto sia dal pubblico della città veneta che la ama e la segue da anni nelle sue performance areniane, ma anche e soprattutto dai critici.
Del versante vocale non possiamo che ribadire come il timbro della voce dell’artista sia sempre bellissimo e dotato di grande morbidezza; quello che ci ha piacevolmente sorpresi è il versante interpretativo: nel monologo di Fedra, Hui he ha dimostrato gusto e capacità interpretative di grande rilievo senza mai enfatizzare, ma calibrando gli accenti in dimostrazione assoluta della padronanza della lingua.
Fabio Armiliato ha restituito al personaggio di Maurizio l’ardore vocale che gli appartiene e che mette in evidenza il carattere passionale e cavalleresco del Principe di Sassonia.
Alberto Mastromarino definisce il suo Michonnet generoso, innamorato e paterno.
Carmen Topciu è una Principessa di Bouillon elegante più a suo agio nel registro acuto; qualche difficoltà nella zona centrale dove per dare timbro mezzosopranile scurisce i suoni a nocumento del fraseggio.
Ottimo comprimariato e buona direzione d’orchestra.
A Verona il Genio Creator dell’arte è stato diffuso nei cuor.
Gli applausi a fine recita hanno restituito sul palcoscenico le emozioni provate in platea.
Cortesia ©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona