La giornata dell’abbraccio
Ehi, lo sai che il 21 gennaio è stata la giornata dell’abbraccio? Te ne sei accorto?
Oppure quel giorno è passato come qualunque altro? Non è venuto nessuno ad abbracciarti e tu non hai abbracciato nessuno?
Peccato.
Nemmeno carezze? Quel tocco leggero che sfiora appena la pelle, abbastanza da provocare un brivido caldo e che ti gratifica tanto a riceverlo che a farlo? Pensa infatti a una persona indifesa, in sofferenza, oppure sola. Ecco, solitudine e sofferenza. Come le persone degenti in un reparto ospedaliero. La malattia rende fragili, il bisogno di comprensione e aiuto si amplifica. A volte non basta esaudire la singola necessità del momento (Mi aiuti a lavarmi, a vestirmi, a recarmi in bagno? Mi aiuti a mangiare? Mi dai qualcosa per il dolore? Mi apri la finestra? Mi sistemi il cuscino?). Dietro le richieste più assurde c’è il bisogno di un contatto umano. E dove c’è la fragilità più estrema, come quella degli anziani, o delle persone immobilizzate a letto, coscienti o meno, una carezza è quasi d’obbligo.
Ci sono poi creature giunte al termine della loro esistenza terrena che, quasi a porgere un affettuoso saluto, è impossibile non accarezzare. Tanto quanto quelle che la vita la cominciano, cuccioli più o meno desiderati, più o meno pronti ad affrontarla. Creature indifese, delicate, che abbracciare sarebbe forse troppo invadente, a rischio di spezzarle.
Però una carezza non costa niente e non fa mai male.
Però una carezza non costa niente e non fa mai male.
Pelle contro pelle.
Scambio di cuori.
E poi dai, non bisogna rinunciare a un abbraccio. Mai sottrarsi: è un gesto che porta calore e pace. Mai evitare di abbracciare: chiudere morbidamente le braccia attorno a un’altra creatura equivale a spalancarle a nuovi mondi.
L’abbraccio è il cerchio, cioè la perfezione: racchiude il meglio di noi che passiamo avanti in una catena solidale, l’unica che sarebbe da non sciogliere mai. Il cerchio è inclusione.
La giornata del 21 è passata così, senza un abbraccio? Fai in modo che sia sempre un 21 gennaio. Abbraccia, o carezza, una persona cara, un tizio che ti sta poco simpatico, il tifoso avversario, un essere umano spaventato che viene da un Paese lontano, un animale, un albero. Abbraccia anche te stesso, fagli vedere, al tuo te stesso, che non c’è nulla da temere nel cerchio di due braccia amiche.
Abbraccia chi vuoi, ma abbraccia. Il mondo forse sarà migliore.