Soap opera (lirica) in grande stile
Opera lirica? Niente di più lontano dalla realtà! Melodrammi con eroi ed eroine che sfidano la morte per amore. Stile manieroso e retrò che descrive un mondo magico sottolineato e amplificato da musica composta ad hoc.
Ma non è come si pensa. L’opera è spesso rivisitazione e trasposizione in chiave romantica e romanzata di eventi storici.
Maestro su tutti, in questo, è stato Giuseppe Verdi, che ha fatto rivivere le gesta di Giovanna d’Arco, di re e dogi e ha raccontato di eventi storici come “I vespri siciliani” o ”I Lombardi alla prima Crociata”. Quest’ultima, insieme al “Nabucco” viene addirittura considerata opera di massa, perchè riproduce grandi temi popolari. Invece nel primo caso i riferimenti erano intenzionalmente marcati alla grande Crociata che gli Italiani dovevano decidersi ad intraprendere nell’Ottocento contro l’Impero asburgico. Per raggiungere l’effetto che cercava, Verdi utilizzò ogni mezzo: tamburi, trombe squillanti, cori, preghiere, invocazioni a Dio, tutto ciò che poteva infiammare il pubblico.
Va pensiero e O Signore dal tetto natio.
Il popolo, protagonista sia in “Nabucco” che ne “I Lombardi”, in quest’ultima opera si presenta con ruolo diverso rispetto alla prima. Nel coro de “I Lombardi” infatti i milanesi sognano le loro colline mentre si trovano ad Antioca, durante una Crociata, a giocare il ruolo di conquistatori.
Niente di più anacronistico e fantasioso rispetto a quello che la cronaca ci offre. Eppure.
Niente di più anacronistico e fantasioso rispetto a quello che la cronaca ci offre.
Pensiamo ai conflitti attualmente in corso nel mondo. Basta citarne solo alcuni: quelli in Afghanistan o in Siria, o quelli più dimenticati dai media come le guerre civili etniche che stanno insanguinando il Burundi o la Costa d’Avorio. O ancora nel Congo, dove si sta svolgendo una vera e propria Guerra Mondiale Africana, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale. Almeno trecentocinquantamila le vittime dirette di questo conflitto, due milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie. Non dimentichiamo lo Yemen dove la situazione è molto complessa. Oppure lo storico e annoso problema palestinese, fino ad arrivare alla vicina Libia, dove dal 2014 è scoppiata una seconda guerra civile tra due coalizioni. Poco dopo è intervenuto anche lo Stato Islamico, con la conquista di Sirte. I morti sono più di tremila, e la guerra civile non sembra fermarsi.
E poi il Kurdistan, il Nepal e la Nigeria, il Sudan, la Somalia e l’Uganda.
Schizofrenica disamina tra la realtà che scorre nelle immagini del TG e la musica che fa da colonna sonora alla mia vita.
Così giungo ad una conclusione: la realtà con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni ci avvicina drammaticamente alle tematiche presenti nelle opere.
Il diverso Otello giunto in nave a Venezia, così come gli esuli ebrei del celeberrimo canto del Risorgimento Va pensiero, fino a giungere al Signore del tetto natio come leitmotiv di una nave di migranti che vaga tra le acque del Mediterraneo in un periodo natalizio dove per costume siamo chiamati alla solidarietà.
Così il Teatro d’opera si trasforma come una cassa di risonanza della società attuale e solo così posso assolvere, da melomane tradizionale, alcune scelte registiche.
Si ringrazia il settimanale L’Espresso per le informazioni sulla situazione dei conflitti nel mondo.