L’Aristocampo di Trastevere fa guerra ai turisti
Come può un ristorante posto nel cuore della Roma più romantica far guerra ai turisti? In effetti l‘Aristocampo di Trastevere ha deciso di condurre la sua personale battaglia proprio su questo fill rouge. Non esiste il menù da turista, perché secondo loro non esiste il turista. Per Gaetano e il suo staff chiunque entra nel locale viene trattato da cliente e non da persona che si vede oggi e mai più.
E questa cosa, nel mare magnum di cacio e pepe, di carciofi e di agnello che pullulano questa città non può fare che riflettere. Giustamente come dice il cuoco, non deve interessare a chi ama fare la ristorazione la provenienza dell’ospite, che esso sia tedesco, spagnolo o giapponese lo tratto come se potesse tornare domani qui di nuovo e il giorno dopo ancora. Ovvio che ciò che ci propongono in degustazione strizza tutte e due gli occhi ai piatti romani, ma c’è da dire che ogni piatto è fatto con amore e cura dei particolari.
Piccole pignatte, accolgono un assaggio di amatriciana e di cacio e pepe, che benché seguano un grosso antipasto con baccalà fritto, carciofi, zucchine, crostini con fagioli alla romana, si sono gustati appieno. Potevamo andare via senza un assaggio di carbonara? No non si poteva, e meno male che abbiamo accettato la proposta. Davvero speciale. Dulcis in fundo una torta di mele cremosissima, ricetta segreta di Gaetano e suo orgoglio, e l’immancabile tiramisù.
Se siete in giro per Roma fermatevi qui, vi accoglieranno con un sorriso e ottimi piatti e anche se siete fuori orario e stanchi per la lunga passeggiata (noi siamo arrivati qui da Termini piedi) vedrete che vi rimetteranno in sesto di certo! Molto simpatici gli arredamenti, spartani ma curati, i fiaschi che penzolano dal soffitto creano la giusta atmosfera, e la pila di carciofi posti all’ingresso fa venire l’acquolina. Insomma fateci un salto e dite che vi mandiamo noi!
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