Il teatro di Giorgia Gigia Mazzucato
Ho assistito a molti begli spettacoli negli ultimi anni, spettacoli nei quali a volte si instaura una tensione che proietta una diversa scansione del tempo e un modo di ri-pensare lo spazio, quasi come se l’attore avesse il potere di ridisegnare la realtà attraverso la forza delle battute che recita.
Ma gli spettacoli di Giorgia Mazzucato non sono solo belli e coinvolgenti, perché la sua recitazione dispone di una lunga lista di virtù, come la ricchezza di tonalità espressive e di stati d’animo, che Giorgia riesce a trasmette. Il tutto accompagnato dalla piacevolissima soddisfazione di essere abbagliati dall’energia luminosa che viene emanata.
Non c’è traccia di modi ieratici e affettati, ma emerge una spiccata disponibilità verso il testo e il pubblico, le parole sono cullate in una bolla carica di ascolto e intensità. Ogni singola parola è attraversata, al contempo, da vigore ed emozione, fascino e personalità: sono queste le impressioni che mi aveva lasciato la replica di “Viviamoci”, che Giorgia, per gli amici Gigia, Mazzucato ha messo in scena la scorsa estate a palazzo Zuckermann. Conquistata dalla sua verve contagiosa e multiforme, ho deciso di vedere altri due suoi spettacoli a fine settembre, a distanza di due giorni.
Ogni singola parola è attraversata, al contempo, da vigore ed emozione, fascino e personalità.
Ero emozionata, come prima di un esame. Volevo la mia conferma e non sono rimasta delusa: dopo l’entusiasmo che mi avevano suscitato gli equilibri ben orchestrati del vivacissimo montaggio di “Viviamoci”, per motivi diversi questi due spettacoli mi sono piaciuti molto. Il primo, “Gesù aveva la erre moscia”, rappresentato a Corde Palco a Montà (Padova), ha incontrato la censura di un teatro parrocchiale. A mio parere, in modo ingiustificato, perché non si tratta di uno spettacolo con intenzioni blasfeme o denigratorie, ma solo ricco di spunti ironici. Mettendo in scena la vita di Gesù narrata dal punto di vista della sua confidente più intima, Maria Maddalena, Giorgia, che è l’autrice del monologo, sviluppa una riflessione sull’umanità che permea la vicenda di Gesù reinventando la sua biografia. Lo immagina, infatti, come un normalissimo studente universitario alle prese con l’Erasmus, gli esami e i passatempi del ventunesimo secolo. Ho molto apprezzato l’interpretazione di Giorgia!
Per non farmi mancare nulla, sono stata anche alla replica di “Comunque”, una esplosione verbale che traendo spunto da nove testi del grande scrittore, attore e autore di teatro, Alessandro Bergonzoni costruisce una trama di storie che si muovono fra l’assurdo e il surreale, con motivi linguistici che tornano e illuminano l’ambiguità del gioco verbale. Il nucleo centrale della sceneggiatura è la rapina messa a punto da un’improbabile e maldestra ladra d’appartamento, Desirée, che si lascia trascinare nelle pieghe del linguaggio e delle sue contorsioni meta-concettuali. L’effetto è una estraniante e felice perversione di significati e fonemi, un incontro fra intelligenza audace e squisita sperimentazione espressionista. Ben al di là di un semplice gioco intellettuale!
A breve, sarò fra il pubblico dello spettacolo “Guerriere”, che l’attrice ha dedicato alla Grande guerra, con la supervisione storica di Aldo Cazzullo.
Per le sue interpretazioni e i suoi testi, Giorgia Mazzucato, in coppia con Maria Beatrice Alonzi, ha ottenuti molti riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui spicca il Best & Outstanding International Artist al San Diego Fringe Festival 2017. Se volete conoscerla meglio, potete visitare il suo sito: www.gigiamazzucato.it