Le Fate migranti
Con lo stupore di una ingenua imbranata strapazzava il cervello cercando di raccogliere idee per non cadere nell’oblio della mitezza. Era quasi ieri, come oggi, la stessa rabbia.
La fata aveva riccioli neri, neri capelli che ingombravano le linee del viso tondo come un’albicocca e che scintillavano alla luce del sole.
Girava per casa nascondendo le ali e la voglia di scappare.
Girava e rigirava scuotendo la testa ad ogni richiamo intanto che scorrevano i giorni tra note jazz, bicchieri di rum e fruscio di tarocchi. Leggeva le sue carte senza pausa e quando non trovava risposte ricamava sul corpo dei segni, graffi magici come alchimie di voglie, tatuaggi che s’impressionavano con marcati contorni sulla sua pelle.
Un corpo circoscritto da incisioni, recintato da deliri e desideri. Marchiava a fuoco ciascun arcano responso che l’esortava all’abbandono, al viaggio. Ripartire, migrare, andare via verso il futuro tra dune e mari inquieti trasportando col vento il sapore delle sue ragioni; appena via, la sua risata restava appesa alla porta di casa.
appena via, la sua risata restava appesa alla porta di casa
Mare calmo, terra soffice sotto un tenero cielo. Forse è il giorno giusto, quello propizio; andare avanti, correre via, riavvolgendo il nastro dei ricordi, come gomitoli da riporre in valigia.
Il giro infinito. Il girotondo della rabbia che non termina mai! Arrivare e partire, tornare e ripartire, migrare per fuggire. E girava, girava la fata, piena di furia, intorno agli incroci dei porti, in attesa di essere accolta.
Marchiava a fuoco ciascun arcano responso che l’esortava all’abbandono, al viaggio.
saltare per superare in altezza il muro o filo spinato che le stava di fronte
Ma quale luogo è l’unico attracco possibile? Piena di lividi aveva capito che il cantiere della memoria è un gioco di salto ad ostacoli. Così, in perfetta armonia, la fata cercava d’attraversare la spiaggia senza perdere mai l’equilibrio, ricordandosi, passo dopo passo, quando era il tempo di alzare il capo e saltare per superare in altezza il muro o filo spinato che le stava di fronte.
Una corsa per sfidare la gravità della frontiera.
Anagrammi, acqua salata, dissonanze, salvataggi, venti tropicali, luci abbaglianti, deserti, parole dimenticate, risate improvvisate, naufragi, pagine da sfogliare, rebus da decifrare. Nessuna tregua per le fate migranti.