Introduzione a Leolandia
Una delle cose che nessuno ci spiega quando facciamo i corsi pre-parto è come cambierà la vita una volta che quel fagotto con gli occhi spalancati che dipende in tutto e per tutto da noi sarà in piedi sulle sue gambe, avrà tante iniziative che andranno il più delle volte controcorrente rispetto alle nostre parole e avrà un vocabolario abbastanza decente per riuscire a fare tutte le domande del mondo, aspettandosi ovviamente tutte le risposte possibili.
Sarà che non siamo ben attenti, sarà che ci concentriamo solo sul capitolo riguardante l’epidurale, sarà che pensiamo solo ai primi quaranta giorni di pappe, trio e coliche, ma c’è un mondo dopo, per il quale non ci vorrebbe solo un corso, ma un master con specializzazione triennale.
Essere genitori infatti implica il superamento di diverse fasi, quasi come in un videogioco: acquistate punti ad ogni livello, esperienza, bombe, munizioni e tesori che potrete sganciare al livello successivo, ma la cosa più divertente è avere la magnifica opportunità di spargere la saggezza acquisita con il fare di un nerd che conosce tutti i trucchi del mestiere, sui genitori che si trovano ai livelli precedenti.
Così io oggi vi racconto di Leolandia. Leolandia è un parco divertimento che apparirà nella vostra vita da adulti (perché è possibile che ne abbiate già sentito parlare da adolescenti come il parco Minitalia, che è ancora lì ed è molto bello) verso il secondo livello cioè quando i vostri piccoli raggiungeranno i terribile two e la capacità di dire chiaramente e senza biascicare, mamma voglio andare a Leolandia, puntando il dito verso la TV (lo diranno anche prima di ti voglio bene, fatevi una ragione). Sarà la fase immediatamente successiva all’ascolto ininterrotto della sigla di Peppa Pig, dell’acquisto dei tre costumi dei Pj Masks, dei peluche di Masha e Orso e della visione delle stesse tre puntate del trenino Thomas durante il ricovero casalingo da uno dei tanti virus influenzali; se questi nomi non vi dicono niente al momento, avete bambini ancora troppo piccoli. Posso solo dirvi che diventerete grandi amici di questi nuovi personaggi in una relazione di amore e odio mentre Leolandia sarà per un po’ quello strumento, che vi permetterà di muovere le carte vincenti e avere come si dice la padella dal manico, fin quando non ci porterete i vostri figli (lo so che non è approvato dalla Montessori ma il classico comportati bene che prima o poi andiamo, funziona).
Noi abbiamo resistito circa un paio di anni dalla prima richiesta, abbiamo deciso che la carta ormai andava lanciata per accontentare nella fattispecie una piccola ossessione della nostra quattrenne per i Pj Masks e così ci siamo avventurati una mattina di settembre, con trentacinque gradi all’ombra, due zii, un passeggino, una bebè, una borsa con i cambi, un’altra piena di cibo e acqua, camminando con la rassegnazione di chi sa che sta per affrontare un piccolo Everest di folla, stanchezza e spesa.
La verità invece si rivela in un parco talmente grande da non sembrare mai troppo pieno (anche posteggiando praticamente in Svizzera considerando i chilometri fatti a piedi con il caldo), con tutti i servizi perfettamente funzionanti, personale attento e gentile e con attese per i giochi che nonostante la moltitudine erano sopportabili (se dice trenta minuti sono trenta minuti di attesa esatti). Nell’economia domestica costa un po’ tra ingresso, cibo e shopping di souvenir, ma abbiamo notato che hanno buone offerte (chi comprava il biglietto a settembre poteva tornare a novembre) e che comprando in anticipo e online c’è un notevole risparmio (come quasi sempre nel caso di questi parchi tematici). Poi allo store dell’uscita potrete mettere in pratica tutti i consigli di Roberta Cavallo per impedire che i vostri figli escano con un vagone del trenino Thomas scala 1:1, che dovrete trascinare sempre fino al lontanissimo terzo posteggio; non lo sapete, ma chi ha inventato questo negozio da attraversare per forza all’uscita lo fa per voi (per testare i vostri studi pedagogici, la vostra forza di volontà e la pazienza).
In definitiva dovrete fare fila per entrare a tutto ciò che piace a loro: la casa di Peppa Pig, la casa di Masha, il trenino Thomas, dovrete fingervi interessatissimi perché è una cosa importante per loro (e perché anche voi avreste apprezzato un parco tematico su Holly e Benji e le Sailor Moon all’epoca) e perché scoprirete che anche i più restii a lasciarsi andare avranno qualcosa che risveglierà il loro bambino interiore. La notizia che vi do è che anche voi vi divertirete! Il parco infatti è dotato di molte altre attrazioni per far sciogliere anche il più cinico, con dei richiami vintage (come il bellissimo Carillon, che posso avere o non avere fatto un paio di volte) o con il semplice e spesso sottovalutato divertimento classico (montagne russe, giochi acquatici e la parte dei giochi dedicati a Leonardo Da Vinci). Le stesse facce stanche e lunghe di quarantenni annoiati che sorridono a Peppa Pig con imbarazzo, poi vengono puntualmente immortalate sulle biciclette volanti, come dei ragazzini sciocchi di dieci anni che non hanno mai visto un parco giochi.
Insomma, magari tutti i livelli di questo videogioco dell’essere genitori fossero altrettanto semplici, che vi posso dire. Si sopravvive a Leolandia e ci si diverte pure.