Teatro Antico, sapore d’estate a Taormina
La sera che non morì Turriddu
Per una come me che ama la Sicilia e l’opera lirica, diventa un appuntamento imperdibile il binomio tra Taormina e la Cavalleria rusticana. Il fascino del Teatro Antico con il suo panorama mozzafiato e la musica sensuale di Pietro Mascagni sono i presupposti perfetti per godere di una serata indimenticabile.
A questa romantica premessa si aggiunge che l’esecuzione dell’opera lirica era preceduta da un galà lirico dedicato a Pippo Di Stefano. La verace e sempre affascinante Giovanna Casolla era Santuzza: la cantante partenopea mi aveva, qualche anno fa, emozionata in un concerto a Palermo proprio eseguendo “voi lo sapete o mamma”: insieme nei camerini abbiamo ricordato l’episodio.
Prima dello spettacolo il baritono Alberto Mastromarino generoso e puntuale prova con l’orchestra i tempi di un te deum che offrirà al pubblico dopo la premiazione. Un flusso di grandi emozioni mi pervade: ricordi, amore per la musica, affetto e stima per i cantanti che mi accingo ad ascoltare.
La pioggia del pomeriggio è solo un ricordo e, scrutando il cielo stellato, sono pronta per godere di questa Cavalleria rusticana al teatro antico di Taormina. Comincia lo spettacolo anche se con qualche defezione rispetto al programma. L’orchestra di Calabria e il Coro Lirico Siciliano si presentano al pubblico con la sinfonia della Norma. Alcune improvvise gocce di una pioggia interrompono un’esecuzione in verità piuttosto mediocre. Alla ripresa dello spettacolo il soprano Raffaella Angeletti, dopo la premiazione, intona Casta diva. Anche in questo caso proprio mentre la mia mente vola verso le note belliniane gli orchestrali lasciano velocemente il palco a causa delle intemperie. Quando le ultime nuvole lasciano il cielo e luna si inargenta tra le vetuste pietre del famoso teatro greco-romano il pubblico indomito attende finalmente che l’opera lirica abbia inizio.
Il Coro Lirico Siciliano volenteroso e puntuale è al suo posto ma i lavoratori con lo strumento musicale si erano già dileguati. Gli artisti che nella loro internazionale carriera hanno sempre rispettato la musica e il pubblico hanno onorato il loro impegno nell’unico modo possibile. Ancora una volta le organizzazioni che si sono alternate in questi ultimi decenni a Taormina, tranne rarissime eccezioni, hanno sempre tradito l’aspettativa di un pubblico che sarebbe potuto essere internazionale nella Perla Nera Del Mar Ionio e non lo è mai stato perché ci si è sempre accontentati. Tutto questo malgrado la buona volontà del Coro lirico siciliano e del maestro Francesco Costa anche lui, credo, vittima di dovere esercitare in Sicilia il suo amore per la musica e la competenza espressa con l’ottimo cast scritturato e per gli illustri premiati.
Grande delusione e tristezza per chi come me ama la sua terra e la musica. Speravo di potere colmare la delusione provata alcuni anni fa sempre nel tentativo di ascoltare la Cavalleria Rusticana nella terra di Giovanni Verga: allora a deludere fu l’organizzazione e il compianto tenore Fabio Bonissoli, ma questa è un’altra storia! O forse è sempre la stessa, considerare che la bellezza del Teatro di Taormina possa arrivare dove non arriva la professionalità.
(ap)
Amara satira omnia, danza dell’ambiguità
Cala il silenzio tra gli spalti antichi del Teatro Antico di Taormina. Il tramonto ha già ceduto il passo alla penombra e tra le colonne greche imperiosa sorge la Luna, che con la sua luce ammanta di una morbida bellezza le ardite coreografie di Amara satira omnia, produzione di teatro danza della compagnia Sbam, diretta da Melissa Zuccalà e per la regia di Davide Garattini Raimondi.
Mentre effluvi di gelsomino si attardano nell’aria quieta dell’estate siciliana, la scena si anima con inconsueto brio e, tra le musiche di Mozart e i testi di Brecht, arditamente insieme in scena forse per la prima volta, danzatori, attori e cantanti danno vita a un originale e innovativo spettacolo che trae spunto dall’ambiguità sessuale.
Un progetto innovativo e moderno che però ha il sapore amaro dell’occasione mancata, apparendo a tratti prolisso e meritevole di un ulteriore lavoro di sintesi, oltre che, talvolta, inutilmente volgare nella espressione di atti sessuali che poco riservano alla fantasia e che gli stessi Mozart e Brecht, cui la produzione si ispira, avrebbero accuratamente evitato. L’impressione è quella di un contenitore finanche troppo variegato, rispetto al quale, nella convinzione che possa contenere di tutto, può dirsi infine che non contiene niente di dialetticamente convincente.
La nobiltà dell’intento iniziale di realizzare una sintesi tra due grandi maestri attraverso uno spettacolo brioso, ironico e innovativo resta comunque apprezzabile, così come di ottimo livello appaiono le performance individuali; resta però evidente che si sia lavorato troppo di cucito, e troppo poco di taglio.
(mm)
Abbiamo visto
Cavalleria Rusticana e
Amara Satira Omniaal Teatro Antico di Taormina
Si ringraziano i rispettivi uffici stampa