Effetto Papageno, se la vita ti contagia
“Effetto Papageno”, portato in scena ai Carichi Sospesi (Padova) da Daniela D’Argenio Donati, potrebbe essere poco più che la storia di una giovane donna la cui madre è da sempre alle prese con una forte depressione. Fin da bambina, la donna si ostina a convincere la genitrice a scegliere la vita, cercando di sradicare lo spettro di morte che aleggia in quella casa: stila un elenco tendente all’infinito di motivi per cui vale la pena vivere, lo molla e lo riprende nel corso della vita, riempie quaderni e quaderni.
“Effetto Papageno” potrebbe essere un quasi banale, mi si passi il termine, inno alla vita, dalla gioia nell’odorare i libri antichi a quella di sorridere con gli spinaci incastrati fra i denti, se non fosse per il titolo.
Con una rapida ricerca sul termine “effetto papageno”, infatti, si scopre la chiave di lettura dell’opera: se l’effetto Werther è quello che, alla pubblicazione del capolavoro di Goethe, fece susseguire un drastico innalzamento del tasso di suicidi, l’effetto Papageno è uguale e contrario. Prendendo in prestito un episodio di sventato suicidio del Flauto Magico di Mozart, fa riferimento a quanto la voglia di morte decresca all’aumentare delle testimonianze mediatiche di chi sceglie la vita. In uno scenario mediatico in cui la morte fa più notizia della vita e in cui l’albero che cade riecheggia molto più della foresta che cresce, ci si accorge quindi che Daniela D’argenio Donati, attraverso la regia di Michele Panella, ha forse voluto soltanto usare il teatro come arena per un esperimento sociale: proponendo infatti agli spettatori stimoli positivi, pillole di ottimismo e invitandoli a pensarne di nuove a loro volta, ci si pone proprio l’obiettivo di far parlare più di vita che di tragedie. Perché parlare di vita è sempre più banale che parlare di morte, dà meno adrenalina. Eppure pochi hanno il coraggio di farlo, di parlare di vita pur parlando di un male diffuso e al contempo nascosto così come è la depressione.
Nel lanciare un messaggio di vita, di curiosità per l’avvenire, “Effetto Papageno” resta comunque un momento di riflessione su una malattia della psiche che si insinua silenziosa nelle vite più comuni, che si radica perché ben dissimulata da chi ne è affetto, spesso inconsapevole attore.
La sceneggiatura non cede mai nella pesantezza, non cerca lacrime facili, ed è proprio la narrazione attraverso gli occhi di una bambina che cresce a mantenere vivo l’entusiasmo nella scoperta di ogni giorno nuovo. Un entusiasmo che può non durare per sempre e che non si può trasmettere semplicemente enumerando i motivi per cui è facile gioire, ma che può diffondersi e influire sulla realtà – proprio come può farlo l’apatia.
L’esperimento di Effetto Papageno, oltre a coinvolgere il pubblico durante la messa in scena, lo sprona a riflettere sulla propria vita: lo spettacolo si conclude, la realtà ci piomba di nuovo addosso, ma un messaggio rimane a fare da ponte fra realtà e finzione. Siamo tutti artefici della nostra vita, con infinite possibilità di scoprire motivi infinitesimali per cui vale la pena viverla, liberi di decidere ogni giorno con che spirito affrontarla. Nessuno dice che sarà sempre facile, Panella e la Donati non cercano nello spettatore sorrisi forzati, ma una consapevolezza nuova.
E voi? Quale è la vostra ragione di essere felici in questo preciso istante?
Effetto Papageno,
con Daniela D’Argenio Donati
Musiche Gabriele Palumbo
Grafica Emanuela Stanganelli
Regia di Michele Panella
è andato in scena il 18 febbraio 2018 al circolo culturale ARCI i Carichi Sospesi (Padova).