Ho sproloquiato in periferia (feat. domenica)
Domenica il sole splendeva come succede raramente qui, a febbraio. E poi la domenica il sole non c’è quasi mai, perché è domenica e il settimo giorno è venuto un po’ così. A cazzo. Ho alzato la tapparella alle undici e per quanto mi riguardava poteva esserci un metro di neve. Ma c’era il sole, come detto. Nel campo antistante casa mia, ancora in attesa di cementificazione, una nutria si godeva il debole sole padano. Una signora portava il cane a pisciare sulle ruote delle macchine altrui. Fumava, controllava Facebook e dava volentieri corda al guinzaglio nel caso di BMW parcheggiate ad alcuni metri di distanza. Delle utilitarie aveva più rispetto e tirava a sé il quadripede prima che alzasse la gamba.
Ho deciso di andare allo stadio a piedi. Sono tre chilometri, ma faceva niente. Ho evitato le strade principali perché già battute. Le cose conosciute mi vengono a noia, ultimamente. E poi la domenica le strade solitamente trafficate sono vuote e questo mi fa strano. Caduta degli dei, tipo, che ti stanno sul cazzo finché li guardi lassù e poi quando cadono e lì vedi squagliati in merda come un mortale qualsiasi un po’ ti fa dispiacere. Poi tornano lassù e hanno la stessa boria di prima e tu ti rendi conto di startene là sotto in quanto stronzo.
Passeggiare nelle periferie è meraviglioso. La domenica, poi, si possono scorgere quei particolari che durante i giorni feriali non è possibile captare. I pappagalli, quelli da urina, stesi ad asciugare nei microscopici balconi delle case INAIL. Le finestre della gente dell’est, sempre aperte anche a meno sette e sempre con il culo di qualcuno sul davanzale. Le bestemmie e i colpi di troia a chicchessia incisi sulle saracinesche chiuse. Bagliori di televisione in stanze buie. Parole e odori di Africa e Asia. Giovani coppie che prendono l’auto e non sanno in quale centro commerciale sputtanare quello che non hanno.
Se l’occhio pesca la stanza di un adolescente vado fuori di testa. Forse perché un po’ lo sono ancora, forse perché di allora vorrei cambiare tutto e fare il contrario di quello che ho fatto. Magari trovarmi qui in questa periferia la domenica di febbraio, con questo lavoro e questa casa e questo cazzo, ma esserci arrivato per altre vie, altre storie, altre esperienze. Avrei voluto essere una persona diversa in quegli anni. Meno caratteriale, decadente, romantica, pessimista, irosa, fottuta. Mi ritrovo a prendere in presto adolescenze altrui, fantasticare sopra camerette e vite che non mi appartengono, creare quello che non ho avuto e voluto. Poi penso ai Doors, al fumo nascosto dietro ai libri, le liti senza senso con amici che poi mi perdonavano sempre e comunque, le donne che duravano un mese e non per scelta mia, il senso di vuoto, il dolore, l’abbandono che mai ho imparato a digerire. Poteva andare meglio.
La partita è finita. Per il ritorno ho scelto di attraversare il parco. Ragazzini filippini improvvisavano una lezione di danza e lo sa Dio perché da quella cassa bluetooth usciva il valzer di Sostakhovich. Forse me lo sono immaginato. Sono passato a fianco di due ragazze sedute nell’erba. Graziose, vestite a modo e una delle due teneva un libro in grembo. Ho incrociato lo sguardo di una di loro e subito capito che in verità stava pensando ad altro. Io c’ero, ma è come fossi stato un albero, un filippino o Sostakhovich. Ci sono stati tempi in cui tuttavia questo mi sarebbe bastato per innamorarmi. Altri in cui avrei voluto solamente mi dicesse “ehi ti va di scopare?” (cosa che ovviamente non è mai successa se non nella mia fantasia, sia chiaro). Ci sono stati tempi in cui ho dato ragione al cervello, e ho perso tempo, altri in cui ho dato ragione al cuore, e mi sono fottuto, altri in cui ho dato ragione al cazzo e tutto sommato sono stati i migliori. Il cervello rimugina, il cuore sanguina. Il cazzo, invece, vive sul momento e del momento, non si fa fottere dal passato o dal futuro, è lui che fotte e ce lo vedo a riposo, ancora accaldato, sorseggiarsi un mojito prima di rituffarsi nell’eden.
Ci vorrebbe un po’ di equilibrio. Sono una bilancia e da me ci si aspetterebbe questo. Libra. Un signore dal suo giardino mi ha chiesto quanto aveva fatto il Parma. Fumava il sigaro, accarezzava il cane e diceva alla moglie che non ce l’aveva con lei. Questa domenica mi andava di invidiargli il giardino, il cane e pure la moglie.
Cagare ha fatto, il Parma.
Del resto la serie B si è sempre giocata di sabato. Uno non può pretendere che la domenica le cose funzionino nel modo giusto.