Vorrei vivere in un quadro di De Chirico
L’uscita del centro commerciale è ingombra. Come quando alla radio dicono che una strada non è in grado di ricevere traffico e io immagino una persona con completo grigio asfalto, bretelle e cravatta di mezzeria che supplica pietà. E sorrido, ma senza usare le labbra. Mi piace quel modo di dire. Anche gruppo elettrogeno è una parola che mi piace un sacco. Mi sa di emergenza, di quelle cose legate alla rottura di uno status quo. Quindi emozionanti, se non altro. Vorrei vivere in un quadro di De Chirico. Lo penso mentre appoggio il mento sul pugno. Poi sbadiglio e guardo le cascate di luci colorate nei balconi delle case. Oltre i fanali bianchi, gli stop rossi e la pioggia che ora è bianca, ora rossa, ora incolore.
Sarà così ogni sera da qui a Natale. Le macchine in fila. Io tra loro. Io però sono diverso, perché ascolto Astral weeks di Van Morrison e sono sicuro che nessuno in questa coda ascolti Astral weeks di Van Morrison. Sono altrimenti sicuro che davanti a me ascoltino Radio deejay, mentre quelli dietro RDS e quella di fianco non lo so, ma una cosa del genere. Emma, forse.
Ho un tappeto verde e peloso sul quale faccio un po’ di tutto tranne mangiare. Mangiare non si può. Ora ho sottomano il mio ultimo acquisto. Viene dalla Nuova Zelanda ed è steso sul tappeto verde. Ho il freddo negli occhi e anche un po’ nelle natiche, ma il pelo verde le sta riscaldando. Un piccolo altoparlante bluetooth fatto a palla di Natale sta appeso sull’albero e dovrebbe suonare Jingle bells, ma io me ne sbatto e faccio andare Absolute beginners di David Bowie a manetta. Una, due, tre volte. Repeat.
Sono un absolute beginner. Sarà il mio primo Natale in questa casa. Accarezzo la carta vecchia di più di un secolo, copro a turno i volti dei soldati russi e di quelli giapponesi con il polpastrello dell’indice. Ho l’impressione che finché sarò absolute beginner di qualcosa non invecchierò mai. Sono stato così tante volte un absolute beginner. Mi piace la mia stampa nipponica, ma non vorrei essere uno di questi soldatini che si scannano nella neve della Siberia orientale. Io vorrei vivere in un quadro di De Chirico.
Quando ero bambino passavo un sacco di tempo sul tappeto a consultare atlanti. In questo non sono un absolute beginner. Ho girato il mondo su un tappeto che non volava. Ho immaginato città che ho poi scoperto non avere quei tratti. Ho pensato ad altri me in Argentina, Norvegia, Armenia. Penso di essere stato anche in Siberia, un paio di volte.
Una parte di me è ancora bambino. Lo sarò sempre. Ho bisogno di finire e ricominciare per ricordarmi la semantica del termine emozione, ho bisogno di sbagliare per edificare la mia personalità, riprovare per riconciliare. Ho bisogno di stampe giapponesi e quadri indecifrabili. Ho bisogno di canzoni del momento, però uscite quarant’anni prima. Ho bisogno di bere, talvolta, per liberare i pesci di quell’acquario colmo di alghe che porto sopra il collo. Ho bisogni di percorrere, attraversare. Quanta strada deve aver fatto questa stampa celebrativa della battaglia di Heikoutai nella guerra russo-giapponese del 1905 per arrivare su questo tappeto verde e peloso. Quante volte sarà sfuggita all’immondizia e al fuoco, all’oblio e alla follia del secolo passato. Quante macchie di saké e quanti terremoti tra gli scaffali dei libri non consultati.
Ho il capo appoggiato sul tappeto, mentre le dita sfiorano la carta ruvida come fosse il collo candido di una donna. Quante volte sono stato un absolute beginner con le donne? Ogni volta. Quante cose ho imparato da loro. Ho gli occhi socchiusi quel tanto che basta per percepire le luci a intermittenza dell’albero di Natale.
Vorrei vivere in un quadro di De Chirico. Dove bambine ancora da conoscere inseguono cerchi, dove navi e treni che partono o forse arrivano si stagliano all’orizzonte. Dove persone non ancora conosciute parlano di argomenti di cui ancora non so nulla, ma credo mi prenderanno l’anima e altre persone stanno alla finestra in attesa di non si capisce cosa. Dell’ennesimo nuovo inizio, forse. Giusto per essere, ancora una volta, un absolute beginner.