Animali domestici
La cena è sul ripiano, devi solo scaldarla.
Regge la cornetta stringendola tra la testa e la spalla, con la mano destra compone il numero. Le basta l’indice.
Parla senza guardarmi. Non mi sono neppure tolto il soprabito, il cappello sì. Silvana è al solito posto, sullo sgabello d’acciaio, da lontano sembra un volatile ripiegato, un pappagallo domestico, lo stesso tono di voce monocorde e metodico.
Non posso fare a meno di ascoltarla. I primi tempi fingevo che parlasse a me, ipnotizzato dal modo pacato e suadente che si usa con i bambini. Non ne abbiamo.
Stavo cercando di pensare a qualcosa da dire.
Tu hai già cenato?
Il suo gesto è meccanico, con la mano libera, scaccia via un insetto visibile soltanto a lei, poi guarda l’orologio. Pensa che sono uno stupido che fa domande stupide. Il tono con cui cerca di vendere l’ennesimo calcolatore non è cambiato, i gesti non la distraggono.
Mi seggo in poltrona lontano dal mio posto mono apparecchiato, dal piatto capovolto. Muto senza linea. Lo schermo della tv è buco nero. Non vedo il telecomando. Rinuncio.
Si, certo signor Rossi, i nostri prodotti sono garantiti a vita, e prevedono la sostituzione in caso di malfunzionamento.
Ne sono più che convinto.
Pollo in gelatina, dice a me. Lei vende calcolatori elettronici a chiunque, il trucco è ingenerare il bisogno. Credere di non potere fare a meno di qualcosa.
Aveva iniziato per noia, non ha più smesso. Un distacco lento e sdegnoso si è impadronito dei gesti e della voce.
Accende una sigaretta. Io non fumo più. Scorre la lista che le arriva via fax ogni settimana, con la punta ben temperata traccia linee nette, via uno dopo l’altro.
Ho deciso non ceno. La gelatina mi disgusta fino al midollo. Lei lo sa bene. Tac, cornetta sulla forcella, suono definitivo.
Fine lavoro, sono le venti me lo ricorda l’orologio a caratteri digitali appeso al muro. Non ci sono straordinari, non si va oltre.
Schiaccia il mozzicone con delicatezza.
L’auto è nel vialetto? – Certo, parcheggiata in direzione d’uscita.
Silvana non è brava a far manovre.
Non aspettarmi, domani la tua sveglia suona alle sei. Il soprabito le scivola addosso, la borsetta scompare sotto il braccio, mi guarda un istante prima di svanire oltre la porta. La tv non funziona, chiama il tecnico domani.
“Le parole sono tutto ciò che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste.”
Raymond Carver
Foto da internet