Alla vita che ti arride
L’intreccio tra amore, amicizia e potere sono temi ricorrenti nelle opere verdiane.
Il grande compositore analizza nelle variegate sfaccettature questi temi sempre sospeso tra il dovere e la responsabilità ; sentimenti che hanno contraddistinto anche la sua vita personale.
Per le sue storie ha attinto sia ai grandi classici della letteratura sia a fatti realmente accaduti.
Quest’ultimo è il caso di “Un ballo in maschera” tratto dal Gustavo III di Svezia di Scribe e ispirato ad un fatto realmente accaduto: l’assassinio di Gustavo III re di Svezia dove la storia di un amore impossibile si intreccia a verità storica e personaggi politici.
L’azione si sposta nella Boston coloniale del seicento e il ballo in maschera è lo scenario per dipanare congiure e vendette.
Ogni personaggio racchiude le caratteristiche della tradizione melodrammatica.
La prima rappresentazione dell’opera non fu particolarmente felice dal punto di vista del versante vocale per le difficoltà musicali che impegnano i cantanti. Forse nel Ballo le vocalità che tradizionalmente si caratterizzano come “verdiane” sono, più che nelle precedenti opere, richieste ma malgrado i cantanti all’epoca non furono all’altezza il pubblico decretò lo stesso il successo alla sua prima rappresentazione.
Riccardo, il tenore, è il protagonista positivo; nobile sincero ma innamorato, suo malgrado, della donna dell’amico. Riccardo va incontro alla morte a viso aperto, nonostante l’esplicito avviso della disperata Amelia.
Il suo canto può considerarsi la perfetta personificazione della voce tenorile verdiana.
La vocalità di Amelia, il soprano, è da considerare tra le più difficili del repertorio femminile verdiano. Una voce da soprano drammatico come possiamo ascoltare nel terzetto “Odi tu come fremono cupi”.
Renato è anche lui, come Riccardo e Amelia, personaggio dalla vocalità pienamente verdiana. La sua personalità è granitica: dall’amicizia verso l’amico e dall’amore nei confronti della moglie passa repentinamente all’ira quando scopre il tradimento della moglie. Renato offre il figlio in ostaggio ai congiurati e compirà proprio lui la vendetta; progetta l’omicidio dell’amico oltre che della moglie. Nella romanza “Eri tu” con disperazione alterna rimpianto ad odio ; le sfumature musicali nel passaggio come “ la delizia dell’anima mia” o “…sul mio seno brillava d’amor.” Sottolineano, ancora una volta, la ricercatezza musicale di Verdi per delineare i personaggi interpretati dalle voci baritonali.
Chiudono il cerchio delle vocalità verdiane Ulrica e Oscar.
Ulrica, l’indovina di cui Riccardo deve decidere il destino, è contralto puro. Il suo canto è fosco. In realtà più che di un personaggio è la rappresentazione del destino incombente. Verdi scrive un’introduzione aperta da accordi di settima che accompagna il canto .
“Un ballo in maschera” è senza dubbio una delle più emozionanti opere che Verdi abbia mai scritto.
L’alternarsi della vicenda dal piano strettamente personale a quello pubblico ricalca il continuo conflitto tra sentimenti e oneri sociali.
E mentre scrivo della genesi e la sinossi dell’opera “Il Ballo in maschera” i miei ricordi musicali volano al 2006 e all’edizione di quest’opera verdiana nell’allestimento di Pierluigi Pizzi al Teatro Massimo di Palermo.
Un allestimento in epoca moderna ambientato negli anni ‘60 in epoca kennediana.
Amore ,potere e morte avevano fortemente contraddistinto la famiglia Kennedy : sia a John che a Robert “ la vita arrise” ma l’epilogo per entrambi fu nefasto.
Ma il mio ricordo si fissa all’ingresso della cadillac rosso–fuoco e al giovane Vincenzo la Scola che fa l’ingresso nel suo teatro dopo l’enorme successo di Racconti di Hoffmann del 2002 .
È bello Vincenzo ,fiero della sua vocalità limpida, squillante e piena di passione mediterranea.
Eroe positivo come il Riccardo che interpreta in modo sublime.
All’apice della sua carriera, reduce dai successi internazionali Vincenzo La Scola è l’indiscusso mattatore di quella produzione alla quale partecipano una Hui He da poco in Italia e un giovanissimo Nicola Alaimo ai quali da quel momento la vita arrise perché destinato giustamente a grandissimi successi negli anni a venire.
Dal 2011 Vincenzo ci ha lasciati ma il suo sorriso “irriverente” e aperto ci restano nel cuore come la sua voce di tenore lirico .