Quella rosa senza nome
Sembra di aver visto un film; sembra d’aver letto il libro. Sembra tutto, tranne che teatro. O forse è proprio questo il Teatro, a tal punto che, se esiste una sinestesia di genere, Il nome della Rosa di Leo Muscato la centra in pieno, rendendo sulle tavole del Teatro Bellini di Napoli la pienezza dell’opera di Umberto Eco, senza nulla escludere e senza nulla sottrarre all’avvincente trama del giallo storico.
la regia è riuscita nell’intento di introdurre l’opera a un nuovo genere, senza fare rimpiangere gli altri
Teatro, infine, e soprattutto, perché la regia è riuscita nell’intento di introdurre l’opera a un nuovo genere, senza fare rimpiangere gli altri, e anzi definendolo minuziosamente, dotandolo di identità propria e compiuta, e rendendolo così adatto tanto a chi conosca l’opera quanto a chi vi s’accosti per la prima volta.
Le scene rendono in realtà quanto la fantasia non riesce a immaginare, ed è un vero piacere vedere Gugliemo da Baskerville indagare sulle morti, gli intrighi e le complesse vicende che sconvolgono l’ora et labora del monastero benedettino che è teatro della vicenda. Il Medioevo è reso egregiamente, nella sua duplice connotazione di antro dei secoli bui e di fucina culturale zeppa di rare e prodigiose personalità. Sembrerà di viverli e di vederli, questi frati, nella loro quotidianità, superbi e meschini, pii e peccatori, inclini al vizio e casti e puri. Sembrerà di ascoltarli davvero, intenti a discutere di finezze teologiche, accapigliarsi per la loro interpretazione; si rabbrividirà davanti allo spaccato funesto delle atrocità dell’Inquisizione, e ci si intenerirà davanti alla rappresentazione autorale, stupenda, della vicenda d’amor carnale che dà titolo all’opera intera.
Per chi vuol godere di un pezzo magistrale di Teatro. Lo consigliamo.
Abbiamo visto
Il nome della Rosa
di Umberto Eco
versione teatrale diStefano Massini
regia e adattamento Leo Muscatoal Teatro Bellini di Napoli. Info qui.
Si ringrazia Katia Prota per l’Ufficio Stampa