Vola alto Giulio!
“Non ci sono più i tenori di una volta!”
“Questi giovani non vogliono fare sacrifici!”
Nei foyer dei teatri spesso il pubblico ripete, senza convinzione, questi stereotipi.
Intanto in Italia proliferano accademie per tutti quei giovani che vogliono intraprendere la carriera del cantante lirico.
Alcune, in verità, usano i giovani e il loro desiderio di trovare un palcoscenico per debuttare; altre presentano un piano di studi e docenti che li tengono impegnati per mesi.
In questo mosaico di accademie, teatri, agenzie liriche e docenti di canto, alcuni giovani artisti tuttavia emergono, con tenacia e umiltà.
Giulio Pelligra è l’esempio di come lo studio serio e la perseveranza possano portare un giovane tenore, siciliano, a calcare i più importanti palcoscenici .
Con orgoglio e anche con tanto affetto seguo da anni l’ascesa di Giulio, fino a leggere in questi giorni nei cartelloni della stagione 2018, che sta per iniziare, il suo nome abbinato ai ruoli di repertorio del tenore.
Cominciamo una conversazione, le mie sono le domande di rito: quando è cominciato il tuo amore per il canto; i tuoi primi anni di studio, il debutto e i prossimi impegni.
Mi risponde con semplicità e con il sorriso di chi fa il lavoro che ama, appagato anche negli affetti: i genitori e la giovane moglie.
“L’Amore per il canto è nato con me e sin da piccolo ascoltavo il mio idolo, il mito Luciano Pavarotti: avevo una musicassetta che ascoltavo in continuazione. L’ho sempre ammirato e preso come esempio da quando ho iniziato a studiare e anche oggi, quando ascolto un’opera nuova o un’aria, è sempre lui il primo.
Ho iniziato a studiare all’età di 15 anni, ma già da molto più piccolo avevo il desiderio di iniziare il percorso di studi: mi fu detto di aspettare perché ancora era troppo presto e così, con grande impazienza, attesi fino al giorno della mia prima lezione di canto a Palermo con la Signora Smith. Ricordo ancora l’emozione: ero il bambino, perché a 15 anni sei ancora un bambino, il più felice del mondo. Il grazie più grande va ai miei genitori che mi hanno sostenuto sin da subito e hanno creduto in me sempre: per una famiglia di non musicisti potrebbe essere difficile assecondare un figlio in una disciplina sconosciuta! Ma loro, senza batter ciglio, con forza di volontà e amore mi hanno accompagnato in questo percorso fino a quando non ho raggiunto la maggiore età.
Di difficoltà ce ne sono state sicuramente, questo non è un mondo facile, ma il mio grande amore per l’arte, la costanza nello studio e la perseveranza hanno fatto sì che andassi avanti, dritto come un treno, senza mai badare a ciò che apparentemente potesse distrarmi o farmi deragliare.
Il mio primo ruolo in Teatro lo ricordo con gli occhi di un ragazzino che si trovava a dover affrontare un palcoscenico, un pubblico e tanta responsabilità: fu il Conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia di Rossini al Teatru Manoel di Malta. Avevo solo 18 anni, mi preparai per un anno intero: per me un sogno che si avverava. Questo è stato ufficialmente il mio debutto ma in un contesto di OperaLaboratorio.
La prima scrittura Teatrale avvenne all’età di 21 anni al Teatro Municipale di Piacenza quando la Signora Cristina Ferrari diede fiducia proprio a me, ancora un ragazzino, affidandomi il ruolo di Nemorino nell’Elisir D’Amore di Donizetti con la regia del grandissimo Maestro Enzo Dara. Devo fare un ringraziamento alla Signora Ferrari perché fu grazie a Lei e alla sua fiducia che iniziai a credere che, forse, da grande, avrei potuto davvero fare il cantante d’opera.
Senz’altro ogni debutto per me è sempre emozionante, ma dovendone citare solo uno scelgo Anna Bolena al Teatro Regio di Parma dove mi hanno chiamato un giorno prima della Prima per sostituire un collega indisposto, e dopo, una musicale con il Maestro Carminati e due ore di regia con Alfonso Antoniozzi sono andato in scena: era l’apertura di stagione e soprattutto Parma un palcoscenico molto importante. E’ stato un bellissimo debutto che porterò sempre con me.
Quando inizio a studiare un nuovo ruolo, la prima cosa che faccio è leggere attentamente lo spartito, cercare di comprenderlo in tutte le sfaccettature che il compositore ha pensato e poi scritto, ne leggo la storia e il libretto e poi cerco di farlo mio studiandolo prima tecnicamente e poi interpretativamente: avendo una memoria fotografica riesco a vedere le pagine che mi scorrono davanti quando lo eseguo a memoria, alla fine mi ritrovo anche ad imparare la parte degli altri.
Sicuramente i ruoli che sento più congeniali alla mia persona e alle mie caratteristiche vocali sono quelli del Belcanto; su tutti ho un amore particolare per Arturo de I Puritani che ho debuttato la scorsa stagione ma che spero di interpretare ancora molto presto.
Ho incontrato mia moglie a Bari, sua città natale; ho avuto la fortuna di conoscere questa donna meravigliosa grazie ad una collega, e me ne sono subito innamorato.
Devo dire che la nostra vita di coppia è una perfetta sintonia, ci supportiamo, amiamo, capiamo, sproniamo e siamo la forza l’uno dell’altra, riusciamo a conciliare il lavoro e la vita di coppia raggiungendoci quando è possibile altrimenti, per fortuna, esiste Skype che fa sì che anche da lontani possiamo comunque vederci e sentirci vicini.
Il 2018 è costellato di importanti debutti sia per i ruoli che per i teatri:
Il debutto di Ghino degli Armieri nella Pia de Tolomei di Donizetti nei Teatri di Pisa, Lucca e Livorno;
Edgardo nella Lucia Di Lammermoor di Donizetti al Teatro Astra di Gozo;
Fra Diavolo (ruolo titolo) di Auber al Teatro Massimo di Palermo;
Alfredo nella Traviata di Verdi al Teatro Carlo Felice di Genova;
Roberto Conte di Leicester in Maria Stuarda di Donizetti al Deutsche Oper am Rhein di Dusseldorf;
Tamino in Die Zauberflote di Mozart al Teatro dell’Opera di Roma.
Mentre Giulio parla, io lo vedo crescere di frase in frase davanti a me, fino quasi a diventare un gigante ai miei occhi.
Il giovane Giulio adesso è un artista affermato e presto potrò applaudirlo anche nel teatro della mia/nostra città .
Alla fine con un abbraccio lo ringrazio ma mi commuovo quando nel salutarmi aggiunge:
Grazie mille cara Anna per questa bellissima chiacchierata, mi piace ricordare te e il Maestro Natale Patti sempre con grande affetto, mi avete visto crescere sin dai primi concerti a Palermo dandomi sempre parole di stima e incoraggiamento allo studio e alla crescita, ero allora un bambino.
In bocca al lupo Giulio vola alto !