Un poco di nulla
Baruch Spinoza, oltre ad essere un paladino silenzioso della libertà di espressione e a saper ben levigare lenti ottiche, sapeva anche levigare per benino pensieri strepitosi e rotondi come figure geometriche.
Tra le mille levigate questioni di cui si occupò la più importante aveva come protagonista Dio.
Per Baruch Dio e la Natura sono la medesima “cosa”. Ma se pensate che con questo intendesse dire qualcosa come “quanto è bella la natura, mi ci faccio volentieri un selfie con la natura, che tramonto divino, che celestiale il canto di quei fringuelli”, ecco siete lontani mille miglia da quello che era il Baruch pensiero. Diciamoci la verità: se i filosofi usassero le parole come le usiamo noi il mondo andrebbe sul serio a scatafascio.
Pertanto Baruch intendeva che la Natura è Dio e Dio è la Natura nel senso che Tutto è Dio e in Dio, così come Dio è Tutto ed è in Tutto.
Lo so, lo so, dopo queste ultime dieci o quindici parole mi devo fermare un attimo per farvi respirare. Le cose si fanno complicate e, per esperienza personale, so anche che nessuno di noi è tenuto ad essere filosofo, più di quanto non sia tenuto ad essere un atleta olimpionico. Intuire cosa intendeva Spinoza equivale più o meno allo scatto sui cento metri del miglior Usain Bolt. Alla fine qualcuno potrebbe lasciarci il cervello, se non si allena a dovere.
Quindi prima che qualche lettore per mere questioni di dettaglio (come per esempio la propria sopravvivenza cerebrale) decida di abbandonare Spinoza, Dio, la Natura e lasciare il sottoscritto meditare in solitaria sui propri assurdi incontri, mettiamo un punto. Uno di quelli che servono a inchiodare l’attenzione: ogni tanto mi capita di vedere Dio. Punto. Non dovrebbe essere una grande rivelazione per gli affezionati di rubrica, lo scorso anno di questi tempi avevo già dato qualche indizio di questa attitudine particolare che mi porto appresso.
Sarà che ho qualche pretesa di troppo con la vita, ma mi capita, che ci posso fare? Sarà che trovo divertente sguazzare in questa ghiotta cosmica come uno scorfano nella zuppa del cous cous, sarà che un poco di nulla è meglio che niente, ma sempre quando meno me lo aspetto incappo in una qualche epifania.
L’altra sera mi trovavo in piazza a Marsala, a due passi da Porta Garibaldi, con le mie deliziose fanciulle al seguito. Brucavo anch’io come tutti un po’ di quella bella umidità che ti fa schizzare in su il termometro subcutaneo, fino a farti percepire una decina di gradi in più della temperatura reale. Viaggiavamo intorno ai 40 gradi Celsius e ai 50 gradi Gennius, occhio e croce, e in mezzo alla nube di vari vapori ho sentito una voce che mi diceva le seguenti parole.
Se Dio ha un volto, con due occhi, un naso sotto gli occhi, una bocca sotto il naso e tutto quanto al posto giusto anche dal collo in giù, insomma come tutti i buonicristiani che si rispettano, eccolo lì, ha appena svoltato l’angolo della piazza e si dirige verso la tua posizione.
Ho sgranato il sopracciglio sinistro e penso di averlo riconosciuto passeggiare in bicicletta. Chi di voi dubita della cosa ha tutta la mia considerazione, ma devo informarvi per amore di verità che costui nutre certamente qualche pregiudizio grave da porre urgentemente sotto osservazione; lo dico per cortesia ma poi faccia un po’ come gli pare, s’intende.
Ma, comunque sia, un’epifania calda ed afosa è pur sempre un’epifania; meglio che uno sguardo freddo e glaciale che non sa raccontare nulla di quello che vede.
Dio esiste, Dio ha sembianze umane, Dio sa andare in bicicletta sono in effetti tre affermazioni complicate da digerire in un colpo solo. Così come mi è maledettamente difficile fare passare l’idea (per me ovvia) che esistano dei seri motivi per cui l’Eterno sia interessato a sbrigare i propri affari presso una nota località marittima, dove è facile trovare del buon pane, dell’ottimo pesce e del vino eccellente.
Ma, comunque sia, un’epifania calda ed afosa è pur sempre un’epifania; meglio che uno sguardo freddo e glaciale che non sa raccontare nulla di quello che vede.
Perciò, se tanto mi dà tanto, Dio ha una bici un po’ datata ma ancora in buone condizioni, color blu cielodinotte, una di quelle col tubolare pesante vecchia maniera, cambio inesistente e pure la cesta per la spesa. Svoltato l’angolo della piazza è subito saltato giù dalla sella e, tecnicamente, era lui a portare la bici a spasso e non viceversa. Finalmente si è avvicinato a sufficienza perchè io potessi vedere come è fatto in faccia. Ma non vi dirò nulla in merito, almeno finchè non sarete pronti (ancora tre, quattro secondi dovrebbero bastare, tranquilli). Sappiate intanto che ha le spalle strette, una statura affilata sul metro e ottanta, un aspetto curato, un po’ vintage, direi nel complesso affascinante. Avrà più di sessant’anni, ma portati con una certa eleganza. Pantaloni lunghi di lino chiaro, sandali in pelle scura, camicia bianca di lino, borsa in tessuto colorato a tracolla. Capelli bianchi lisci, moderatamente lunghi, legati con un codino. Barba brizzolata dalla sfumatura di grigio giusta per non passare inosservata, ma senza ridondanze. Zigomi pronunciati. Guance scavate dal tempo, dai viaggi, dalle lunghe nuotate, dalle arrampicate su pareti rocciose e dall’amore. Insomma, una via di mezzo tra Tiziano Terzani ed Erri De Luca. Ho pensato: mizzica, mi piacerebbe assomigliare (un giorno non troppo lontano) a quel tipo lì.
Portando a spasso la bici si è fermato a due passi da me, si è voltato con un sorriso da bimbo di tre anni e sembrava proprio che stesse per dirmi qualcosa. Qualcosa di decisivo, ho immaginato. Ma non l’ha fatto. Ha guardato oltre, come se avesse già visto abbastanza. Ho pensato che fosse normale. Che Dio non rivolge la parola così, al primo che incontra per strada. O forse che già mi conosceva bene. Ho pensato che a volte il silenzio è divino, che un sorriso è sufficiente, che lo sguardo di un attimo possa bastare. Ho voluto credere che Dio coltiva questo stile affilato ed elegante. Che una presenza scavata, semplice, pronunciata, un po’ vintage forse, affascinante nel complesso, per qualcuno può non essere altro che un poco di nulla, forse. Ma per me è, senza alcun dubbio, pur sempre un rotondo e levigato meglio di niente.