Bimba dagli occhi pieni di malia
Centrato sull’attualità e sui sentimenti umani trasversali, il fil rouge che unisce le opere in cartellone quest’anno al Macerata opera festival, suggellate nel ricordo di Padre Matteo Ricci , hanno uno sguardo proteso verso l’Oriente.
Quell’oriente descritto nelle opere pucciniane e nell’Aida: il fascino esotico che affascina e seduce.
L’allestimento di Madama Butterfly allo Sferisterio di Macerata è in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo.
Ho avuto modo quest’inverno di assistere alla regia di NICOLA BERLOFFA.
Lo spazio scenico all’aperto dello Sferisterio e la “dolce notte” stellata della città marchigiana accompagnano e rendono più seducente la scena.
Indubbiamente tutta la prima parte del primo atto accompagna lo spettatore verso una visione a volte di “maniera” ma sicuramente efficace. Rispetto all’allestimento di Palermo “l’effetto cinematografico” perde parte della sua magia e la scena acquatica durante l’esibizione del celeberrimo coro a bocca chiusa si disperde nello spazio all’aperto.
Sul versante vocale MARIA JOSE SIRI si conferma una Butterfly di grande rilievo.
La sua voce cristallina, l’emissione sempre corretta ed elegante accompagnata da fraseggio e l’interiorizzazione del personaggio hanno convinto ed emozionato il numeroso pubblico.
Anche la Suzuki di Manuela Custer ci è apparsa convincente e dotata di un buon legato.
Il tenore invece, anche se dotato di un discreto registro acuto ha delineato un personaggio piuttosto grossolano sia dal punto di vista vocale che scenico.
ALBERTO MASTROMARINO con l’esperienza, ci ha consegnato un Console compassionevole e sensibile.
Il baritono negli anni ha maturato una ricerca psicologica del personaggio da interpretare ed oggi ci consegna in modo convincente uno Sharpless rivolto con empatia verso la tragedia di Butterfly
Uno Sharpless che forse così aveva pensato lo stesso Puccini riservando a questo personaggio l’aspetto autobiografico.
Durante la nostra chiacchierata il giorno precedente alla recita, Alberto Mastromarino, dimostrando ancora una volta se ciò fosse stato necessario, una sensibilità artistica e una passione sempre rigenerata verso il suo lavoro, ha ipotizzato un antefatto di un amore giovanile e infelice che aveva condizionato la sua permanenza in Giappone alla maniera di Humphrey Bogart in Casablanca; tant’è che in scena con delicatezza, sguardo paterno e sigaretta fumante non solo assiste ma partecipa al dramma rivivendo in parte la sua esperienza giovanile.
Pertanto anche sul piano vocale la “lettura della lettera” è cantata con voce sommessa e solo in alcuni tratti il timbro roboante e sicuro sottolineava le potenzialità vocali del baritono.
Alla fine calorosi applausi per tutti e giusta ovazione per la splendida protagonista.
Recita del 28 luglio 2017