La poesia del mare
Terra! Terra!
Grande fu lo stupore della vedetta quando, dopo più di due mesi di navigazione, avvistò la terra.
Confusione, eccitazione mista a stanchezza per aver navigato in mare.
Il mare lo ritroviamo protagonista di opere liriche più o meno rappresentate.
Il rumore del mare, la sua immensità sono spesso cassa di risonanza dei sentimenti e dei turbamenti dei protagonisti.
“M’ardon le tempia… un’altra vampa sento serpeggiar per le vene… Ah! ch’io respiri l’aura beata del libero cielo! Oh refrigerio!… la marina brezza!… Il mare!… il mare!… quale in rimirarlo di glorie e di sublimi rapimenti Mi si affaccian ricordi! – Il mare!… il mare!… Perché in suo grembo non trovai la tomba?” intona il corsaro e Doge Simone Boccanegra alla fine della sua lunga vita.
Il mare simbolo delle sue imprese. Il mare che lo ha tenuto lontano dai suoi affetti. Il mare “refrigerio” ai suoi tormenti.
Il mare immenso da un lato divide la terra, dall’altro lato attraversa l’animo umano. Fatti non foste per viver come bruti… così Dante fa continuare il viaggio ad Ulisse e così avrà pensato Cristoforo Colombo seguendo la stella polare…
“Error… error fatale che la Stella Polare sia securo segnale del cammino del mare!
Aman lassù le stelle ed hanno amori strani. Le romite facelle hanno palpiti umani.
Narran le carte dotte lunghe istorie d’amanti, eternamente erranti nella candida notte. Così (del ciel malia o d’incanto di mago) innamorato l’ago segue la mesta via; attratto allo splendor della Stella Polare, segue per l’ampio mare l’infedel astro d’or “
Come descrive Luigi Illica i turbamenti del navigatore nel libretto dell’opera lirica Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti.
Operazione ambiziosa quella del compositore verista che miscela magistralmente un’orchestrazione imponente ad un impegno vocale di grande impatto emotivo che fa da contraltare ad una messa in scena che richiede una regia impegnativa. Questo ed altri motivi hanno penalizzato lo sforzo creativo del Franchetti negli anni e giustificato le sporadiche messe in scena: la discografia ci consegna, in occasione del quinto centenario colombiano, una registrazione con Renato Bruson protagonista.
E ancora isola avviluppata dal mare e dalle onde e mente sconvolta dalla follia fanno da sfondo ispiratore per Gaetano Donizetti ne Il furioso all’isola di San Domingo; un’opera semiseria su libretto di Jacopo Ferretti.
Anche questa come quella del Ferretti è un melodramma poco visitato nei teatri ma che, anche stavolta, il genio interpretativo di Renato Bruson, in quell’occasione affiancato dalla cristallina voce del soprano Luciana Serra, ci riconsegnano alla storia della musica un prezioso tassello del genio bergamasco.
Sul piano drammaturgico, si tratta di una delle poche opere che ritraggano la pazzia maschile, sia pure in chiave tragicomica anche se il compositore affida alla voce del baritono che incarna il personaggio di Cardenio momenti di grande nobiltà “raggio d’amore parea… vieni l’antico amor m’arde le fibre…”
Il mare azzurro: elemento che materializza ai nostri occhi l’anima.
Il mare inteso come immensa distesa dei nostri pensieri, dei nostri turbamenti e della nostalgia.
Il mare confine della nostra mente e meta del nostro desiderio di libertà.
Il mare tomba delle aspirazioni e opportunità per la brama di conoscenza.
Il mare come fonte di ispirazione per la musica considerando che la musica “non esprime la passione, l’amore, la nostalgia di questo o quell’individuo in questa o quella situazione ma la passione, l’amore e la nostalgia stessa”
(Richard Wagner)