Cosa basta per ricordarmi di te?
a cercare orizzonti in cui specchiarci nell’obbiettivo e sfogliare il nostro lato creativo
A volte basta una pozzanghera per ricordarmi di te.
Una pozzanghera in una giornata di pioggia pesante, quelle in cui tu volevi dividere il giorno a metà: sotto le coperte a far l’amore con me e poi di colpo ancora assopiti e intorpiditi rivestirci di noi e uscire fuori, prendere la tua macchina e schizzarci dentro in quella pozzanghera, vederti a me così vicino e così bambino nel voler sfidare l’acqua, trapassarla con la nostra pazzia, trovare un punto qualsiasi di curva e buttarci dentro la nostra avventura, poi di nuovi fermarci e guardarci, toccarci le mani e baciarci.
Io in quegli istanti di rima e poesia, sapevo che di te avrei ricordato anche questo.
Basta montare la panna per ricordarmi di te.
Quando l’agito con la frusta mi sembra di sentire il tuo sorriso quando mi avevi detto che non ti piaceva.
Troppo bianca, troppo dolce, troppo soffice, mi dicevi…
Poi hai assaggiato la mia, e mi hai chiesto di farla spesso, me l’appoggiavi sulla pelle con un semplice gesto e l’assaggiavi su di me, ci sporcavamo il naso solo per dispetto, con le braccia mi cingevi il petto dicendomi che ero io per te la cosa più dolce, quella di cui non eri mai sazio.
Così tra quel bianco e quello zucchero, sapevo che quello era un nostro momento perfetto.
Per ricordarmi di te mi basta sentire il profumo di Hermès.
Lo sento in tanti uomini e mi viene in mente ancora quando lo spruzzavi tra le camicie bianche e le tue spalle, te lo mettevi nel bagno ed io nell’altro a truccarmi, mi chiedevi se mi piacevi vestito in quel modo e avvicinavi il collo, poi lo specchio appannato e il trucco sbavato, i tuoi rimproveri per il nostro ritardo.
Nel riflesso di quello specchio opaco del nostro respiro, sapevo che questo sarebbe bastato a ricordarmi quanto ti avrei amato.
E poi bastano anche solo le fotografie, per ricordarmi i sorrisi spesi fra le tue e le mie.
Le tue così ricercate e mirate, le mie più pazze e colorate.
Tu gli stemmi ed i portoni, io i tramonti ed i mattoni, a cercare orizzonti in cui specchiarci nell’obbiettivo e sfogliare il nostro lato creativo, tu che ad un certo punto non ne potevi più ed io che sarei andata avanti fino a sera in quell’atmosfera, a convincermi solo la tua mano sincera sulla mia schiena.
Quel brivido di carne durante la cena sapendo che dopo non sarebbero serviti vestiti per farmi bastare l’angolo del tuo polpaccio come un ricordo a casaccio sparso nella mia mente, e poi ora di netto la tua presenza così assente.
E ancora basta il tuo accendino incastrato in una borsa dimenticata, i segni sui muri di una mensola che mi hai montato, i mazzi di fiori nei vasi e i tuoi biglietti siglati d’amore, l’episodio della tua serie preferita in replica, i lacci della tue scarpe in una vecchia valigia, le tue carte australiane sul tavolino, appunti di lavoro dentro la mia agenda, il nome tuo che compare ancora sulla cronologia del computer, libri con le orecchie alle pagine che hai scelto tu, cd ascoltati al buio e ritrovati nel fondo di un cassetto, e basta pensare cosa avresti detto, un giorno, di tutto questo.
Cosa basta per ricordarmi di te? l’angolo del tuo polpaccio come un ricordo a casaccio sparso nella mia mente
Bastano tutte quelle cose che non posso dirti qui, e che vorrei dirti ancora, spiegarti che mi dispiace se mi hai sentito distante, se hai pensato che il nostro amore non fosse più niente, che non basta andare avanti per dimenticarsi.
La certezza serena di non volerti più accanto, il rimpianto di quell’amore nato.
Dentro di me non esisti più, eppure ti ho accanto nei miei pensieri, in queste impressioni di ieri che ti dedicano il mio cuore migliore, per dirti che per pensarti basta ancora il tuo nome e in sottofondo la nostra canzone, il ricordo inespresso e profondo del nostro amore.