Un mondo migliore è possibile
Un mondo migliore è possibile.
Il modo migliore per passare una giornata avversa è non passarla, trasferirsi cioè mentalmente in un posto tranquillo, senza frastuoni e vocii, aspettando che passi e che tutto ritorni al proprio posto.
Capita così, qualche volta, nel nostro mondo.
Il fastidio, invero, lo riconosco già appena sceso dal letto. Capisco subito che le cose non vanno come dovrebbero, me ne accorgo dal desiderio immediato di accendermi una sigaretta, di svuotare per intero la caffettiera e dalla costante necessità di fare pipì.
Nell’acquario tutto è torbido, nessuno da fuori capisce che per un mondo migliore occorrerebbe sostituire l’acqua.
trasferirsi cioè mentalmente in un posto tranquillo, senza frastuoni e vocii aspettando che passi
In quelle mattine, non accendo la radio perché non voglio ascoltare la lettura dei giornali né le telefonate dei radio-ascoltatori che ne commentano i contenuti, per non parlare poi degli avvisi sul traffico o delle previsioni meteo, che in Sicilia le sbagliano sempre.
Non leggo, non parlo, non mi guardo allo specchio.
Appena ieri ad esempio tutto sembrava scorrere a meraviglia, l’indomani sarebbe stato il giorno perfetto, quello in cui finalmente ogni cosa sarebbe andata al suo posto.
Ma ero distratto. Già! Svogliato al punto da non fare attenzione a quei segnali che nulla di buono promettevano: cervicale incarognita a bloccare il collo, il racconto di D. F. Wallace che la sera prima non mi aveva preso, anche l’arsura che, per tutta la notte, dalla bocca secca allungava la lingua asciutta sul bordo del labbro come uno straccio steso da mesi al sole, per non dire delle legioni di sirene di ambulanze e pompieri che di notte avevano deciso di non dare tregua al mio sonno e poi il plaid, sì! Il plaid che decideva di trascorrere il suo limitato tempo di utilità intrecciandosi al lenzuolo e ripiegandosi oltre la fine del letto quasi per terra, oppure la vescica che pressava di continuo scatenando inutili contrazioni e infine i tarli che sfrenati organizzavano un baccanale tra i cassetti dell’armadio.
L’acquario di notte s’illumina e il mondo pare godere di questo, sembra migliore di quello che in realtà raffigura.
La felicità non ha nulla a che vedere con questo, si capisce. Bastava quindi interpretare quei segni per capire che quel giorno mi sarebbe stato avverso. allungava la lingua asciutta sul bordo del labbro come uno straccio steso da mesi al sole
E quei segni, quel mattino, non promettevano nulla di buono.
Fu così che appena alzato, accesa la sigaretta, trovai sopra il tavolo della cucina, vicino alla mia tazza di bevanda di avena e al mio biscotto da sbriciolare dei fratelli Cucì di grano duro e mais, il suo biglietto: oggi portami al mare, voglio nuotare con te.
Nell’acquario non è sempre festa.