La generazione disgraziata
Siamo una generazione disgraziata, e se non lo sappiamo ce lo dicono. Nasciamo con sogni troppo grandi che hanno bisogno di spazio, di un passaporto e di un paio d’ali fatte di biglietti, certificati, diplomi, tirocini.
Siamo disgraziati se rimaniamo e pure se partiamo. Abbiamo sogni semplici che diventano complicati, invocano stabilità mentre si tengono in equilibrio su un piede solo. Mendichiamo esperienza mentre inventiamo nuovi modi per acquistarla. Ci inventiamo possibilità, lavori, occupazioni. E se una possibilità scomoda e a tratti svilente arriva non sappiamo come rifiutarla, non vediamo alternative, sentiamo le voci di chi ci dirà che non si sputa sul lavoro. Prendi tutto, accantona le tue passioni ché non si fa mai soldi con quelle. Parla piano, a bassa voce, non sia mai il suono di una speranza ingigantisca le aspettative, i progetti. Poi come li ammazzi più.
Allarga i tuoi orizzonti, abbraccia spazi, geografie nuove, fusi orari che non ti appartengono, odori che conquisteranno le tue narici, non ti chiudere in quel fazzoletto di terra dove anche le pietre ti conoscono. Aspetta però, non vorrai mica tradire i tuoi cari e voltare le spalle così a chi ti ha visto crescere?
Leggi, leggi tanto, guarda questo e quel film. Aspetta però, che ci fai con quegli occhi sognanti a guardare i titoli di coda? Esci dal cinema, dal buio della sala e trovati un lavoro vero, ché voi giovani siete ingrati nonostante sia tutto più facile, più tecnologico, più veloce.
Siamo una generazione nemica, non sappiamo amare chi ce l’ha fatta perché ci ricorda il nostro fallimento. Siamo quelli della condivisione estrema, quelli social che condividono il pranzo, la cena, il fidanzato, l’evento, il viaggio, gli amici, i posti, i tramonti, i cocktail e non riusciamo a confessare le nostre paure a chi ci sta accanto. Abbiamo paura di sembrare infelici, e quindi lo siamo in silenzio, lontano dalle luci dei media, lontano dagli hashtag.
Siamo gli anticonformisti, quelli pieni di opinioni e contraddizioni, quelli che sventolano bandiere al cielo, che si fanno messaggeri. Quelli che non vengono presi sul serio finché non c’è qualche colpa da smistare. Vogliamo essere diversi, diversamente frustrati, ma prima di noi quante altre generazioni si sono sentite così perdute, così originali, così piene di rabbia, di fiori, di chilometri?
Ci indigniamo per quello che ci è rimasto e nel frattempo scivoliamo lenti e indifferenti nell’età adulta. Senza risposte.