Il senso della vita
Il senso della vita, ma prima l’epilogo.
Arrivò alla fine del giorno. Un sms: ci vediamo stasera? Una risposta, un appuntamento, un bicchiere di birra, ma la cosa stravolgente furono le due sigarette accese con lo stesso accendino, il suo.
Quel giorno guardandola dritta negli occhi ebbe la certezza che tutto potesse cambiare.
Nasceva all’età di quindici anni la sua perfetta ossessione che poteva benissimo essere eliminata fin dall’inizio cercando di raccontare a se stesso e ai suoi pochi amici solo la verità dei fatti. Già, il senso della vita.
Giovedì 30, mattino. Trentanove anni, colazione, radio su rapper-diffusion 131 MHz Fm, barba, acqua, pappa per cane, maglia, jeans, giacca, scarpe e via verso la Città Universitaria. Cattedra precaria in Sociologia dei Mezzi di Produzione, pochi testi, tutti americani, poca ricerca, noia siderale, intorno tanta dilagante idiozia di ventenni super sicuri di sé.
Lui gli avrebbe letto Shakespeare: Spegniti, spegniti breve candela! La vita non è che un’ombra vagante, un povero attore che avanza tronfio e smania la sua ora sul palco, e poi non se ne sa più nulla. È un racconto fatto da un idiota, pieno di grida e furia, che non significa niente… Chissà come avrebbero reagito!
Conflitti e passaggi intricati, confusione e progetti mai avviati. Invero, la sua esigenza elementare, meglio definirla ossessione, era quella di stabilire un ordine preciso degli accadimenti quotidiani etichettandoli per riequilibrare in tal modo il flusso sanguigno rigenerativo. Già, il senso della vita!
Aveva apprensioni? No. La sola necessità primaria era quella di trattenere memoria delle sue giornate. Ogni cosa cioè andava conservata, dettagliata, anche nel processo di mutazione temporale, fermata a sé per ripeterla senza rischio che si esaurisse.
Allora prendeva appunti. Un quaderno diaristico, una cronologia impressionante di eventi raccontati in modo che tutto fosse indelebile, rintracciabile e ripetibile all’infinito.
Solo la cantina ne contava circa millecinquecento, di diari. Quaderni, tutti con la copertina nera, formati da fogli a quadretti piccoli. Scrittura rigorosa e decisa, stampatello piccolo e chiaro. Stavano al buio legati tra loro come volessero proteggersi.
Arrivò alla fine del giorno. Un sms: ci vediamo stasera? Una risposta, un appuntamento, un bicchiere di birra, ma la cosa stravolgente furono le due sigarette accese con lo stesso accendino, il suo.
Da quel giorno smise di fumare!