Indizi antefatti, avvisaglie: Anna Santoro e La Quinta Stagione
Un incontro con Anna Santoro – dall’essere virtuale – si è concretizzato a Livorno presso il Caffè Letterario “Le Cicale Operose” ( il locale ha preso il nome proprio da una poesia di Anna ) per il volere della Associazione “Evelina de Magistris”, che ha scelto in lei la poetessa con la quale festeggiare la Giornata mondiale della Poesia nella data del 21 marzo. Nel calendario il giorno segna l’inizio di Primavera. Non volendo alimentare il dibattito su quanto sia giusto creare una ricorrenza del genere, trovo che concentrarsi sulla poesia valga comunque la pena, e lo vale tanto più in anelito primaverile e se è presente Anna Santoro.
Anna è una donna che ha fatto del suo impegno civile politico, della ricerca culturale al femminile, un abito. È nata a Napoli, e nella sua poetica ci sono tracce indelebili di quella città. Tracce che lei dissemina nel suo scrivere e prima ancora, nel suo sentire.
a Napoli
Ci sono qui strade
che strappano il sospiro
ti guardi attorno e pensi per contrasto
vie terse camminare leggero e fiducioso
E ci sono angoli – nella mia città –
dita rosa e profumo di gelsomino in fiore
sguardi curiosi e buoni
cani pigri sonnecchiano nel sole
Questa neapolis
violata dall’ignoranza e dalla cupidigia
di una borghesia stracciona
da certi artisti e intellettuali a tanto il chilo
dall’inconsistenza di politiche
oltraggiose da proclami
di grandi attività mai realizzati
e da maniaca attenzionevorrei l’avessero lasciata
crescere da sola (avrebbe sciolto
le sue contraddizioni
perché ci siamo noi): bella
nelle luci della sera nelle risatelle
di bambin* nella curiosità
dell’accoglienza nella partecipazione del dolore
che non tocca e si alzano occhi al cielo
per pietà verso l’altro e ringraziamentoe da secoli non l’avessero punita
per questa straripante grazia delle donne
per la canagliesca presenza degli hidalghi
che si scioglieva in umiltà e perdono
La Quinta Stagione non è affatto il mero accorgersi di un altro tempo anagrafico, di un cambiamento che si accompagna a quelli del corpo. Ne sono testimonianza le antifone, dall’autrice chiamate indizi antefatti e avvisaglie, che compenetrano nuove scritture ad alcune precedenti, e introducono, con segni premonitori, al ciclo nuovo.
Alla violenza con la quale la nuova realtà ci schiaffeggia il volto proveniendo dai media, dalla strada, dalla quotidianità sociale Anna oppone ancora una propria visione, che se non agisce più l’attivismo politico di un tempo ( “il mio sguardo diventa poco”, vale a dire che si è troppo soli per provocare cambiamento in questa fase ) si concretizza in una “lotta di sguardi”. La Santoro non rinuncia alla propria ottica e non sceglie di enunciare/estetizzare con la parola senza darsi un compito. Non è più la “puledra impaziente” che galoppa le battaglie, ma tiene fiera i suoi occhi aperti a sfidare “l’ottusità apertamente manifesta” di questo tempo.
Essere severi con chi sporca questo mondo
Questa che troviamo ne “La Quinta Stagione” di Anna Santoro è ancora poesia di denuncia, ma è al contempo poesia di ricerca, che apre spiragli su oasi di bellezza e “felicità improvvisa”, subliminali alla percezione globale di un mondo inquinato e inquinante, e richiede l’esercizio continuo di cui parla Italo Calvino nella chiosa de “Le città invisibili”:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Lo sguardo scelto dall’autrice incontra in modo profondo quello che anche io scelgo di avere, e che si rivela potente pur trapelando da piccole lacerazioni del reale. Non di meno si dimostra capace di fare da lente di ingrandimento a minuscole perle di luce, che possono ancora inondare la nostra anima.
tutte le poesie qui citate da La Quinta Stagione, Kairos 2017
per l’impasto osceno
per l’impasto osceno
di pessimi ingredienti
per la caduta d’ogni impedimento
a che io sia io e mio ciò che solo a me
porta guadagno notorietà successo
per lo stralcio di cuori anime e calore
per l‘ottusità violentemente manifesta
per queste avide pance da riempire
costi quel che costi
per le mani vuote e quelle piene
per chi in qualche modo
ha contribuito a questo mondo triste
ai viaggi di bambini maltrattati
di bambine negate donne violate
uomini abbrutiti e istupiditi
per le vecchiaie dolorose in solitudine protratte
tratti di matita rossa e blu dati a casacciovergogna è oggi la parola chiave
io sono qui e in questo istante
per privato trastullo si frantumano
decine e decine di creature
concepite da adulti senza graziasorriso freddo nell’allevarle
al furore della lotta
all’arroganza al disamore
a cinica difesa di se stesseai contrasti fasulli da vendersi
all’accozzaglia di auto in fila
pronte per la scampagnata:
rodimento in petto e nelle tascheDetesto questo urto di delusione e amore
le mezze parole i tradimenti il lento slittare
che compiamo – mentre l’oscuro avanza
e s’incurvano luci sulle strade
Anna dedica questa raccolta al fratello Marco Santoro, storico, autore di importanti opere, studi e manuali universitari di bibliografia, tra i maggiori esperti mondiali di storia del libro e dell’editoria, scomparso di recente all’età di 67 anni.
Anna dice di sé:
Nata a Napoli il 22-9-1945, vivo in questa città, amandola e odiandola a giorni alterni. Ho viaggiato, visitando luoghi e incontrando persone tanto affascinanti da desiderare sempre di fermarmi lì dove arrivavo. Ma sono sempre tornata. Ho partecipato (e partecipo) agli eventi di questi anni: negli anni ’60 ho occupato case, ho poi militato come extraparlamentare di sinistra e,
successivamente, come femminista. Ho ‘dato al mondo’ un figlio, Francesco, ed è la cosa migliore che ho fatto. Ho amato molti uomini e sono stata molto amata. Ho anche molto sofferto. Ho difficoltà ad elaborare lutti, mancanze, delusioni. A trovare il confine tra il mio sguardo e il mondo. Sono curiosa delle trasformazioni sebbene, a volte, mi facciano paura. Sono continuamente in bilico tra l’utopia disperata e rassicurante di trasformare il mondo e la constatazione, dura da accettare perché impegnativa, di contribuire, di fatto, come ciascuna e ciascuno di noi, a farlo come è (Accidenti!!). Tra amore per (quasi) tutte e tutti e insofferenza per (quasi) tutte e tutti. Tra senso critico (esagerato) e abbandono (infinito) alla creatività, alla gioia, alla leggerezza. Intanto scrivo, scrivo: poesie, racconti, romanzi, saggi…e amo l’oralità della parola, la voce, e dunque la performance, il gesto, e invento (e cerco di portare avanti) Progetti, idee, eccetera eccetera.le antifone, dall’autrice chiamate indizi antefatti e avvisaglie, compenetrano nuove scritture ad alcune precedenti, e introducono, con segni premonitori, al ciclo nuovo
Come studiosa di letteratura italiana, mi sono interessata inizialmente alla letteratura meridionale tra 700 e 800 (narrativa, saggistica, teatro), ma sin dai primi anni ’70, ho cominciato a lavorare alla storia delle donne e a metà degli anni ’70 ho avviato una ricerca tesa a ricostruire i segni della presenza delle donne nella scrittura, partendo dai “luoghi” della memoria della produzione letteraria, cioè dalle Biblioteche.
Agli inizi degli anni ’80, grazie a un piccolo finanziamento del CNR, ho realizzato, con un gruppo di lavoro dalle oscillanti presenze, il Catalogo della produzione femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli (dalle origini della stampa al 1860), in dotazione ora della Università Federico II, che successivamente è andato a stampa in due edizioni. Questo lavoro è stato, ed è, utilissimo per “leggere” autrici cancellate dalla memoria o lette in maniera riduttiva e di parte, per elaborare una serie di riflessioni teoriche (la differenza di genere nella scrittura e nella lettura, la buona lettrice, il campo d’ambiguità, il punto di vista, il corpo e la scrittura, il rapporto scrittrici-pubblico, la tradizione letteraria e gli scarti, la rivisitazione dei canoni, ecc…), per segnalare e a recuperare, con riedizioni (in Antologie o in volumi monografici)testi di scrittrici italiane cancellate dalla memoria, e ora per realizzare Dominae.Socia fondatrice della Società delle Letterate Italiane, ho collaborato e collaboro a giornali e riviste, organizzo o partecipo a Seminari, Convegni e Master.
Nel 1985, assieme ad altre e ad altri, ho fondato a Napoli l’Associazione culturale L’Araba Felice, iscritta nell’Albo delle Associazioni della Regione Campania e del Comune di Napoli, della quale sono La presidente. Ho ideato e curato vari Progetti e Manifestazioni. Rimando alle Informazioni (su questo stesso Sito) e segnalo più sotto alcuni eventi a cui tengo in modo particolare.
Mentre poetavo e mi dilettavo, lavoravo: ‘per la mia autonomia economica’ (Sic!)
Laureata nel 1968 (e abilitata con Concorso nel 1969), ho ottenuto una Borsa di studio, nell’Anno Accademico 1968-69, presso la Cattedra di Letteratura italiana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli, per attività di ricerca e con funzioni inerenti le esercitazioni pratiche degli studenti. Negli anni 1981-89, sono stata comandata (vai!) presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Salerno per attività di Ricerca e per la conduzione di Seminari. Negli anni 1996-2000, ho elaborato e diretto, in qualità di Referente Provinciale, il Piano Provinciale del Provveditorato agli Studi di Napoli, per la promozione della Lettura, contro la dispersione e l’abbandono. Dal 2000, Il Piano è scomparso dalle iniziative del Provveditorato, ma molte scuole continuano e articolano questo percorso.Grazie al Piano, che riprendeva, articolandolo e adattandolo alla scuola, il Progetto “A VIVA VOCE” (già citato), e al lavoro di tante bravissime colleghe, sono riuscita a creare una Rete di 500 Referenti alla lettura, orizzontale e trasversale agli stessi Distretti, incentivando e sostenendo le attività territoriali o delle singole scuole, riguardo alla diffusione non solo del libro ma della nozione di lettura come piacere, recupero di memoria storica, strumento di arricchimento, chiave per accedere agli altri linguaggi, grazie alla creazione di attività varie, liberamente scelte e portate avanti da ciascuna realtà territoriale, ma collegate tutte tra di esse.
A parte queste escursioni, sono stata Ordinaria (che pessimo termine!) di Italiano e Storia negli Istituti di istruzione secondaria di II grado. Ho insegnato con grande passione e molte gratificazioni grazie al rapporto con studenti e studentesse e nonostante la grandissima insofferenza verso presidi e maggioranza di colleghi e colleghe (ma con queste, da brava femminista, ho cercato complicità). Dal settembre 2001 sono felicemente in pensione, e posso dedicarmi alle “sudate carte”.