Il treno che sto per prendere ora
Il treno che sto per prendere ora è rosso, accanto a me ne sosta un altro verde, le persone si confondono nella mia mente come elementi di un lungo flipper ferroviario.
Fa caldo. Il sole lo si sente sulla pelle e sui sandali, sulle punte dei capelli accesi di luce e lungo la maniglia del mio bagaglio, non sono ancora partita e sono già sudata.
Ansia. Emozione. Sole.
Qualcuno è sbracciato come me, altri hanno impermeabili chiari e sciarpe coloratissime, altri piumini scuri e facce perse dietro la cerniera chiusa. sistemo la valigia sopra di me e mi sembra inaspettatamente più pesante, forse qualcuno di nascosto ci ha infilato dentro dei sogni che non so
Forse per qualcuno fa ancora freddo. Io sento il vento leggero lunga la schiena e mi ci vorrei buttare dentro come se fosse una piscina.
Qualcuno arriva e qualcuno aspetta, la voce dispersa e messaggi scritti di fretta.
Le macchinette automatiche sfornano caffè caldi e bottigliette di acqua ghiacciata, io appoggio il giornale sulla valigia e mi metto a guardare.
Lui non c’è.
Dov’è?
Un ragazzo in skateboard mi scompiglia i capelli più del vento, dentro sento lo stomaco aggrovigliato e annodato, ci sono attimi prima di un viaggio in cui insorge la voglia di scappare, svuotare la valigia e smettere di pensare.
Arriverà?
Il treno sarà in ritardo?
Che tempo farà?
Come staremo?
Chi vedrò?
Una ragazza alta bruna e straniera mi sfiora il braccio, ha una voce bellissima, canta e come se niente fosse sembra di essere ad un suo personale concerto, nessuno l’ascolta, il rumore del treno ci sovrasta tutti quanti.
Ci sono cose che in un viaggio vorresti portare più di altre, eppure, seduta sulla panchina, mi chiedo perché, quando arriva il momento di partire, tutte quelle cose che si credono necessarie, spariscano dentro se stessi e perché la valigia sembra sempre troppo piena o troppo vuota e il cuore non sa mai di quale emozione rivestirsi.
Lui non c’è.
Dov’è?
Il treno che sto per prendere ora ha alcuni finestrini abbassati e le tendine sporche di scritte fatte a penna, salgo e mi siedo, improvvisamente è come se inghiottissi le persone.
Dove andrà tutta questa gente?
Mi annoierò?
I capelli mi stanno bene?
Cosa mangeremo?
Chi abbraccerò?
Dal finestrino del treno che sto per prendere ora vedo la sua testa spuntare, come in un film lo saluto con la mano e gli indico dove sono.
Lo aspetto mentre sistemo la valigia sopra di me che mi sembra inaspettatamente più pesante, forse qualcuno di nascosto ci ha infilato dentro dei sogni che non so.
Il treno che sto per prendere ora è rosso, accanto a me un altro verde è appena partito, le persone si mischiano nei miei occhi come in una scacchiera di treni colorata.
Fa caldo. Il sole lo si sente nelle narici e sui polsini della camicia, sull’estremità delle orecchie rossastre di luce e lungo la tracolla del mio bagaglio, non sono ancora partita e sono già in ritardo.
Agitazione. Tensione. Sole.
Qualcuno è in camicia come me, altri hanno giacche chiare e scarpe scurissime, altri maglioni colorati e mani perse dentro le valigette.
Forse per qualcuno fa ancora freddo. Io sento la brezza leggera lungo il collo e mi ci vorrei sdraiare sopra come fosse una manto di prato all’ombra.
Qualcuno torna e qualcuno parte, occhi a leggere orari e cuori in attesa dei soliti ritardi.
Le macchinette automatiche sfornano merendine appiccicate alla plastica e cracker sbriciolati, io appoggio l’agenda sulla valigia e mi metto a cercare.
Lei non c’è. sistemo la valigia sopra di me e mi sembra incredibilmente più leggera, forse qualcuno di nascosto ci ha sfilato fuori dei sogni che non so
Dov’è?
Una ragazza carica di borse della spesa mi appiccica addosso il suo profumo al mughetto, dentro sento la pancia ribellarsi e sciogliere il nodo, ci sono attimi prima di un viaggio in cui insorge l’esigenza di fermarsi, svuotare le tasche e smettere di ragionare.
Sarà già qui?
Il treno sarà comodo?
Che tempo farà?
Cosa ci diremo?
Chi incontrerò?
Una signora bassa bionda e romagnola mi sfiora il polso, ha una voce squillante e come se niente fosse sembra di essere tra le mura di casa sua, nessuno le presta attenzione, l’annuncio del treno in partenza ci cattura.
Ci sono cose lungo un tragitto che vorresti dimenticare più di altre, eppure in piedi sul filo della linea gialla mi chiedo perché, quando arriva il momento di partire, tutte quelle cose superflue per un viaggio, spuntino invece dentro se stessi, perché la valigia sembra sempre troppo piccola o troppo grande e la mente non sa mai con che sensazioni coprirsi.
Lei non c’è.
Dov’è?
Il treno che sto per prendere ora ha dei finestrini chiusi e appannati e tendine bianche arrotolate in alto, salgo e mi siedo, improvvisamente è come se mi tingessi di volti.
Cosa guarderanno tutti questi occhi?
Mi stancherò?
Il colletto è a posto?
Cosa faremo?
Chi saluterò?
Dal finestrino del treno che sto per prendere ora vedo un uomo lanciare le mani in aria, come in quei film in cui nella distanza di pochi metri ci si ferma a salutarsi con le mani e si mandano baci nel vento.
La donna che ho accanto continua a salutare quell’uomo dal finestrino mentre sistemo la valigia sopra di me e mi sembra incredibilmente più leggera, forse qualcuno, di nascosto, ha sfilato fuori dei sogni che non so.