T. Rex – Hot love
La prima volta che ascoltai questa canzone avevo 15 anni. Quando avevo 15 anni alle 22.30 le luci della mia stanza erano inesorabilmente spente. Voglio dire: nei giorni feriali. In quelli festivi si andava un po’ oltre. Non sono nato guerrigliero, piuttosto guastatore. Le regole non le rispetto, ma nemmeno le combatto. Le aggiro, che in fin dei conti è meglio per tutti. Spegni la luce. Massì, certo, spengo la luce. E accendo il walkman.
Sì, me la ricordo questa canzone. Le 22.30 erano passate da un pezzo. T. Rex ha detto il tipo alla radio. T. Rex Matteo, ricordati il Tirannosauro Rex, ma poi lo so che non te lo ricordi, quante idee la notte ti ha portato via. Scrivilo, ecco, scrivitelo. Ma non ho la penna, la penna e la carta cazzo, non ce le ho e mica posso accendere la luce.
E ovviamente il giorno dopo il dinosauro era dipartito. Il sabato pomeriggio successivo ho scartabellato in un negozio di CD in cerca della mia memoria, ma niente cazzo. Poi i T. Rex e la loro Hot Love li ho ritrovati più avanti, così come tante altre cose perse tra le lenzuola. Li ho trovati e non avevano lo stesso sapore, ovviamente.
A volte prima di dormire mi infilo le cuffie nei padiglioni e spengo la luce. Anche se nessuno mi dice di spegnere la luce. Anche se potrei stare levato fino alle sei del mattino. Però lo faccio. Lo faccio e non funziona. Non funziona per un cazzo, proprio. Forse dovrei autoimpormi delle regole. E poi dovrei masturbarmi nel letto, radermi la barba, declinare ogni responsabilità, sognare di diventare famoso. Scuotere il passato e costringerlo a perpetuare se stesso. Diventare la cover di me stesso per evitare di immaginare accordi differenti.
Forse dovrei starmene calmo. Basta cambiare canzone, magari. Con rispetto per i T. Rex, s’intende. Cambiare canzone o lato del letto.